Millions words in just one book, #1 - Un lettore è un gran sognatore | Blog di letteratura, storia, cultura, teatro

domenica 26 maggio 2013

Millions words in just one book, #1

Buona domenica a tutti!! ^_^
Siamo a fine Maggio, ma nonostante ciò fa tanto freddo... non ci posso credere! T_T
Ieri pomeriggio ho seriamente rischiato di congelarmi, ma questo tempo che intenzioni ha?!?! Io voglio il sole, il caldo, ma soprattutto andare al mareee :(
A parte questo, oggi inauguro un'altra rubrica del mio blog! :D Spero vi piaccia ^^
 
Quante volte leggendo un libro ci ritroviamo a sottolineare delle frasi che ci colpiscono?! 
Io lo faccio spesso, e proprio da qui è nata l'idea di creare questa rubrica.
È a cadenza casuale, e riporterò le frasi che mi hanno più colpito in un libro!  



Per questo primo appuntamento, ho deciso di riportarvi le frasi che ho sottolineato leggendo Amleto di Shakespeare! :)

"Polonio: ... E sopratutto questo: sii fedele a te stesso; ne seguirà, come la notte al giorno, che non potrai essere falso con gli altri."
"Dubita che le stelle siano fuoco,
dubita che il sole si muova,
dubita che la verità sia bugiarda,
ma non dubitare del mio amore."

"Regina: [...] Troppo teme la donna che sa amare,
e in donna amore e tema han quantità
o nessuna, o d'avanzo. E se il mio amore
è fondato, lo è pure il mio timore.
Dove è grande l'amore, l'ansia serra:
timore e amor sono alleati in guerra."


"Amleto: Che punizione avete meritato dalla sorte, perchè essa vi mandi di qui in prigione?
Guildestern: In prigione, monsignore!
Amleto: La Danimarca è una prigione.
Guildester: Allora il mondo ne è una."


"Regina: Pazzo come il mare e il vento quando confrontano la loro potenza. In un accesso furioso, udendo qualcosa muoversi dietro l'arazzo, sguaina la spada, grida "Un topo, un topo!" e nel cieco trasporto uccide il buon vecchio nascosto."


"Amleto: Essere, non essere, qui sta il problema: è più degno patire gli strali, i colpi di balestra di una fortuna oltraggiosa, o prendere armi contro un mare di affanni, e contrastandoli por fine a tutto? Morire, dormire, non altro, e con il sonno dire che si è messo fine alle fitte del cuore, a ogni infermità naturale alla carne: grazia da chiedere devotamente. Morire, dormire. Dormire? sognare forse. Ecco il punto: perchè nel sonno di morte quali sogni intervengano a noi sciolti da questo viluppo, e pensiero che deve arrestarci. Ecco il dubbio che tiene in vita a così tarda età gli infelici, perchè chi vorrebbe subire la sferza e gli sputi del tempo, i torti dell'oppressione, contumelie dall'uomo arrogante, pene per l'amore sprezzato, remore in luogo di legge, gli uffici e la loro insolenza, e gli oltraggi che il merito paziente ha inflitti dalla iniquità, quando egli stesso, nient'altro che con un pugnale, potrebbe far sua la pace? Chi vorrebbe portare some, gemere, smaniare sotto una vita opprimente, se lo sgomento di qualcosa dopo la morte, l'inesplorato dei continenti dalla cui frontiera non c'è viaggiatore che torni, non intrigasse la volontà, facendo preferire il peso dei mali presenti al volo verso altri di cui non si sa? È la coscienza che ci fa vili, noi quanti siamo. Così la tinta nativa della risoluzione si stempera sulla fiacca paletta del pensiero, imprese di grande flusso e momento insabbiano il loro corso e perdono il nome di azione. La bella Ofelia. Nelle tue preghiere, ninfa, intercedi per me peccatore. " 

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