Recensione: "La paga del sabato" di Beppe Fenoglio - Un lettore è un gran sognatore | Blog di letteratura, storia, cultura, teatro

giovedì 20 marzo 2014

Recensione: "La paga del sabato" di Beppe Fenoglio

UDITE UDITE!
Finalmente Giovanna pubblica una nuova recensione! :D Era ora eh?!?!
Ero indecisa con quale libro iniziare... poi ho scelto La paga del sabato di Beppe Fenoglio, libro letto in occasione del Giro D'Italia Letterario, organizzato da Paola del blog Se una notte d'inverno un lettore.


Titolo: La paga del sabato
Autore: Beppe Fenoglio
Editore: Einaudi
Pagine: 160
Prezzo: 10,00€

Il romanzo rappresenta un po' il seguito delle vicende della guerra partigiana già raccontata da Fenoglio. Ettore è il tipico disadattato che dalla guerra è uscito scontroso e insofferente e non riesce a inserirsi nella normale routine. Si metterà in affari poco puliti, ma molto redditizi. Ma quando, costretto a mettere su famiglia, decide di ritirarsi e di mettersi in proprio con un lavoro onesto, uno stupido incidente volge l'epilogo in tragedia.


Non avevo mai letto nulla di Fenoglio e devo dire che, come primo approccio, non è stato male.
La paga del sabato è un breve romanzo pubblicato dopo la morte dell'autore.
L'ambientazione del libro è il Piemonte del dopoguerra.

Il protagonista del romanzo è Ettore, un ventiduenne reduce di guerra, che fatica a ritornare alla vita di tutti i giorni. È un tipo scontroso, violento:  si mostra così sin dalle prime pagine, poichè il romanzo si apre proprio con un battibecco tra Ettore e la madre che vorrebbe che il figlio si cercasse un lavoro e non sfruttasse i soldi dei genitori che, purtroppo, non sono molti. In questo dialogo notiamo anche l'amore che Ettore prova verso la madre ma che cerca di reprimere ad ogni costo, sopraffatto dall'arroganza. Per non continuare a sentire le lamentele dei suoi, decide di accettare un lavoro che gli ha trovato il padre come impiegato. Ma Ettore non è come tutti i ragazzi che si accontentano del primo lavoro che capita; lui non vuole sare sotto agli ordini di nessuno, soprattutto dopo che è stato abituato lui stesso a comandare gli altri in tempo di guerra. Quella mattina, quindi, non si presenta a lavoro, ma va da una sua vecchia conoscenza, Bianco, per mettersi a lavorare con lui in sporchi affari. Viene evidenziata qui un'altra sua caratteristica: Ettore non vuole conformarsi alla società, non vuole sottostare alle regole.
Fenoglio ha fatto sì che Ettore incarnasse tutti quei ragazzi ritornati da una guerra a cui è stata negata un'adolescenza tranquilla: dopo aver vissuto le brutalità del conflitto, per un giovane è difficile ritornare ad una vita normale... la mentalità cambia e non è facile dimenticarsi di tutto ciò che si è vissuto.

Nella vita di Ettore c'è anche una ragazza Vanda, con cui si incontra di nascosto. Neanche con lei riesce a mettere da parte il suo carattere duro. Ed è proprio durante le scene con Vanda che ho trovato il personaggio di Ettore davvero irritabile: mai una parola o gesto dolce, sempre un atteggiamento impertinente. C'è da dire però che, quando viene a sapere che Vanda è rimasta incinta, sa assumersi le sue responsabilità e decide di sposarla. Nel momento in cui lui si presenta a casa di lei per chiedere la sua mano, possiamo notare un'altra particolarità tipica di quei tempi: i genitori si sentono disonorati per i loro incontri segreti, hanno paura di ciò che potrebbe dire la gente e quindi decidono di non far uscire la figlia e di non far incontrare più i due da soli fino al giorno del matrimonio. Il disonore e il giudizio altrui è sempre stato importante per molti in tempi passati e Fenoglio ne mette una prova proprio nel suo romanzo.

Ho visto in Ettore una sorta di evoluzione nel corso della storia: da ragazzo insolente riesce a mettere la testa a posto, tanto da uscire dai loschi affari con Bianco e mettersi a lavorare in proprio, scegliendo un lavoro più pulito. Il finale però, ti lascia l'amaro in bocca: il tragico epilogo te lo aspetti, ma di certo non in quel modo.

Ho trovato la lettura di questo romanzo piacevole, nonostante lo stile di Fenoglio sia caratterizzato da un linguaggio arcaico e scarno, che a volte può sembrare non corretto. Ci sono prevalentemente dialoghi che fanno sì che il libro venga letto facilmente, ma che, a parer mio, a volte sono anche troppi. Mai una descrizione che ci fa capire qualcosa di più sui personaggi: li possiamo conoscere solo attraverso le loro parole. Questa scelta stilistica però non ce li fa conoscere fino in fondo, ma sempre in modo superificiale.
Una cosa che non ho apprezzato è che i luoghi vengono chiamati con le sigla e, io che non sono del Piemonte, non sono mai riuscita a dare un "volto" allo sfondo della vicenda.

VOTO:

1 commento:

  1. Ho dato la stessa valutazione, conoscevo già Fenoglio e ha scritto decisamente di meglio (Una questione privata, La malora), però diciamo che il carattere c'è già, anche se forse un po' "ruspante".
    L'epilogo invece è perfettamente nel suo stile, credo sia un modo per sospendere la morale, e a me piace così.
    Grazie per aver partecipato e scusa per il ritardo :)

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