Anteprima: "I segreti di Ggantija" di Angelo Berti - Un lettore è un gran sognatore | Blog di letteratura, storia, cultura, teatro

mercoledì 17 febbraio 2016

Anteprima: "I segreti di Ggantija" di Angelo Berti

Titolo: I segreti di Ggantija 
Autore: Angelo Berti
Editore: I Doni Delle Muse 
Pagine: 204 
Prezzo: 12 euro


I saraceni hanno invaso l’isola di Melita, costringendo Zimur e Varal a rifugiarsi presso le coste della Siquilliyya, dove dovranno mettere in atto un audace piano: un ultimo incarico che darà loro sufficiente denaro per riportare la xirka degli assassini agli antichi splendori. Intanto, un pericolo si è risvegliato tra le pietre di Ggantija: un rituale perduto costringe gli assassini ad affrontare ciò che più temono, il risveglio della coscienza. Un tormento che non cessa mai per un uomo nascosto in agguato a osservare le mosse di coloro che un tempo erano i suoi compagni. Un uomo che ha giurato che la xirka dovrà essere distrutta. La Hyena è tornata e non avrà pace finché non sarà consumata la sua vendetta. 

 -L'AUTORE-
Angelo Berti è nato nel gennaio del 1963 a Cortemaggiore, un piccolo paese in provincia di Piacenza. Sempre impegnato nella divulgazione della cultura del fantastico, scrive per TrueFantasy e vive a Ravenna. Come autore ha pubblicato sette romanzi, tra fantasy e storici, e alcuni racconti. Collabora con l’associazione culturale I Doni delle Muse dal 2014, per cui sono usciti La notte della Hyena e L'isola del ghiaccio. 


-ESTRATTO-
«Solleva il mento, ancora un poco. Così!». Il colpo arrivò violentissimo, stordendolo al punto da fargli sentire le risate intorno a lui come se provenissero da un altro mondo. Un piede premette sulla sua testa, schiacciandogli la guancia sul pavimento di legno grezzo. «Domani toccherà anche a lui. Vuoi togliergli il divertimento?». Non riusciva a distinguere il volto di chi aveva parlato, ma gliene fu grato perché aveva interrotto il pestaggio. «Domani? Se ci arriverà, rimpiangerà di non essere rimasto steso su questo legno. Se fosse intelligente morirebbe adesso. Almeno non metterebbe a rischio la vita di qualcun altro». Tredici anni sono pochi per andare in guerra, ma ancora meno per morire in una rissa in una bettola come quella. Sentiva il sapore del sangue in bocca. Aveva le labbra rotte e si era morsicato la lingua. Braccia robuste lo sollevarono di peso e lo aiutarono a sedersi su una panca. Altre mani, più delicate, cominciarono a pulirgli il volto e a tamponargli il sangue che usciva dalle labbra, dal naso e da una ferita a un sopracciglio. Gli occhi erano pesti. Intravedeva solo ombre, senza riuscire a distinguere i profili. «Allora bamboccio, hai ancora qualcosa da dire?». La voce rauca di Gandor fremeva dalla voglia di continuare. «Uavvanculo!». Il ragazzo faceva fatica a muovere le labbra, ma era certo che il suo persecutore avesse capito. Che tutti avessero capito. Vide un’ombra muoversi e si preparò a un’altra selva di colpi. «Basta! Tieni la tua voglia di combattere per domani».

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