Intervista a Elena Cabiati: "Gala è nata ribelle e si è ribellata persino a me" - Un lettore è un gran sognatore | Blog di letteratura, storia, cultura, teatro

mercoledì 18 maggio 2016

Intervista a Elena Cabiati: "Gala è nata ribelle e si è ribellata persino a me"

Miei cari lettori sognatori, eccoci con una nuova intervista! La ospite di oggi è Elena Cabiati.


-Ciao Elena e benvenuta! Chi è Elena Cabiati nella vita di tutti i giorni?
Ciao e prima di tutto grazie dell’ospitalità sul tuo blog! Che dire di me… vediamo: sono del leone, sono pigra, lenta, disordinata e afflitta da una terribile sindrome di Peter Pan. Insegno lettere in una scuola media e amo molto il mio lavoro; mi piacciono i cani, il mare, l’estate, suonare la chitarra con gli amici; inoltre ho una bambina pestifera di 4 anni che quando inizio a scrivere al computer si arrampica come una scimmia sulla mia sedia fin sopra la mia schiena (lo sta facendo in questo esatto momento…) per rendere più avventurosa la mia vita. 

- Com'è nata la passione per la scrittura? 
Fin da quando ero piccola ho sempre avuto l’abitudine di sognare a occhi aperti e tutti i miei giochi avvenivano nei mondi che creava la mia fantasia. Crescendo l’abitudine non è passata: ho continuato a fantasticare in ogni momento di calma e di silenzio e alla fine non ho avuto altra scelta: o iniziavo una terapia psichiatrica che mi riconnettesse alla realtà, oppure decidevo di trasformare i sogni in storie. 

- Il fantasy è il genere letterario che prediligi. Come ti ci sei avvicinata? 
Gli anni ’80, quelli in cui ero bambina, sono stati una fucina di storie fantastiche: sono stati gli anni de La storia infinita, di Labyrinth, di Guerre stellari, dei film di Steven Spielberg e dei cartoni giapponesi…
Poi sono cresciuta, ho incontrato un mago di nome Gandalf e sono partita con la compagnia dell’anello in un viaggio lungo più di mille pagine. Da quel momento nella mia libreria sono arrivati tutti gli altri autori del fantastico, classici e contemporanei, e con loro altri film e le opere dei grandi illustratori fantasy.

- Negli ultimi anni, il fantasy ha riscosso un gran successo e sono aumentate le pubblicazioni. Quale pensi che sia il suo futuro nel panorama letterario italiano?
Purtroppo l’Italia va ancora a traino, spesso le nostre case editrici inseguono mode invece di tentare di inventarne di nuove. Per non parlare degli intellettuali che snobbano il genere e si danno arie storcendo il naso. Però c’è fermento! Si sta creando un gruppo di autori che lavora bene, che cerca strade originali e insegue storie qualità. Per cui sono ottimista: probabilmente nei prossimi anni il panorama italiano si amplierà e troverà una sua connotazione, se saprà unire la nostra tradizione letteraria con le importanti lezioni imparate dalla narrativa anglosassone e mondiale.

- Parliamo ora della stesura di un romanzo. Quali sono le difficoltà nell'affrontare un fantasy? Come ti muovi quando stai per iniziare un nuovo libro? 
All’inizio di tutto, da Omero in poi, c’è l’invocazione alla Musa. È quello il momento più delicato, perché spesso la Musa non risponde, è occupata a fare altro, oppure è ubriaca e ti suggerisce cose assurde che cancelli il giorno dopo. Insomma, la cosa difficile è trovare un’idea, che sia originale, commerciale e anche nelle proprie corde.
Io passo molto tempo a inseguire idee, a volte inizio storie che poi non continuo perché capisco che non possono interessare gli altri, ma quando sono più fortunata la storia invece di spegnersi prende vita piano piano e si srotola come un gomitolo e allora lascio che le immagini dei personaggi e degli ambienti vengano fuori quasi da sole, e vivo la storia sorprendendomi anch’io dei luoghi dove mi porta. 

- Ti affidi ai consigli di qualcuno mentre scrivi un libro? C'è qualche autore in particolare che è la tua fonte di ispirazione?
Tra tutti senza dubbio ascolto i consigli del mio compagno: lo tormento, divento insopportabile, lo obbligo a leggermi, rileggermi, correggermi. Probabilmente rientro in un genere particolare di stalker. Ma il fatto è che anche lui scrive ed ha una sensibilità letteraria di cui mi fido ciecamente, così quando mi lusinga prendo coraggio e quando mi critica la polemica familiare diventa infinita… Le mie fonti d’ispirazione le ho in parte anticipate prima: La storia infinita, Guerre stellari, i cartoni animati giapponesi, Philip Pullman de La bussola d’oro… 

- Un altro genere di cui ti piacerebbe scrivere? E quale, invece, non rientra nelle tue corde? 
Ho sempre amato scrivere poesie, un tipo di testo che ti permette di cesellare la parola, di affinare la tecnica e di avvicinarsi alla musica. Un giorno o l’altro mi piacerebbe sperimentare la fantascienza, l’avventura, il romanzo di formazione. E poi naturalmente c’è la saggistica: sono una storica dell’arte e ho già scritto testi di questo genere, mi piace fare ricerca, collegare le scoperte, guidare chi legge a capire nuove cose. Il genere che aborro? Il romantico adolescenziale (vagamente porno e demenziale) che sta andando per la maggiore.

- La viaggiatrice di O è il tuo romanzo d'esordio. Com'è nata l'idea di questa storia? 
In quel periodo lavoravo nei musei di Torino e avevo pensato di scrivere la storia di una strega che viaggiasse nel tempo per spiegare le opere d’arte ai ragazzini; però la storia ha preso subito una piega diversa, si è complicata, è diventata più profonda: Gala non aveva intenzione di fare la “maestrina” a nessuno, anzi… è nata ribelle e si è ribellata persino a me.

- Tra pochi giorni uscirà il secondo volume di La viaggiatrice di O, Nel labirinto, con Watson Edizioni. Cosa ti ha portato a scegliere proprio questa casa editrice? 
Non cosa, ma chi! Mi ha presentata alla Watson Carlo Defennu, un amico scrittore, con cui avevo parlato per caso del mio secondo romanzo. Ed è stato un piccolo colpo di fulmine! La Watson è una casa editrice giovane, coraggiosa, curata e molto professionale, tutte componenti che è difficile ritrovare unite e che per me sono fondamentali… Il mondo dell’editoria è legato al commercio, ma un tempo aveva anche solidi ideali che oggi si stanno perdendo: la diffusione della cultura, la qualità, la ricerca di nuovi talenti. I grandi editori ormai tendono ad andare “sul sicuro”, attingendo al mercato estero, comprando i diritti di libri già “venduti” altrove, oppure rivolgendosi ai fenomeni di moda nati sul web.
In questo contesto Watson è ancora una casa editrice “pura”, che si mette in gioco, che rischia e fa ricerca. Come non amarla?

- La protagonista, Gala, insieme a Kundo e Aron, sarà mandata ai tempi della seconda guerra mondiale per salvare la cattedrale di Notre Dame. Come mai hai scelto proprio quel periodo storico?
Le avventure di Gala sono sempre legate a fatti reali, perché mi piace intrecciare la verità e la fantasia. Durante la seconda guerra mondiale la cattedrale di Chartres si è davvero miracolosamente salvata dal bombardamento che ha colpito l’intera cittadina e ha distrutto la storica biblioteca che sorgeva vicino alla chiesa. Io ho semplicemente scritto la mia personale versione dei fatti: Notre Dame è stata salvata dalla magia di una giovane strega che ha avuto il coraggio di sprofondare nell’antico labirinto disegnato sulla navata, di affrontarne i mostri, e di usarne l’immenso potere.

- Progetti letterari futuri? 
Prima di tutto vorrei chiudere la storia de La Viaggiatrice, che attende il suo capitolo finale! Contemporaneamente però sto lavorando a nuove idee, mi piacerebbe scrivere una storia più realistica, dove la magia sia quella delle piccole cose della vita, una magia più lieve che avvolge la nostra quotidianità e che la rende speciale per chi è in grado di riconoscerla.

- Grazie per essere stata qui con noi, in bocca al lupo per il tuo nuovo libro!

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