Recensione: "Il mercante di morte" di Craig Robertson - Un lettore è un gran sognatore | Blog di letteratura, storia, cultura, teatro

mercoledì 7 marzo 2018

Recensione: "Il mercante di morte" di Craig Robertson



IL MERCANTE DI MORTE
di Craig Robertson

Leone Editore

416 pagine | 14,90€

TUTTI HANNO UN HOBBY. ALCUNI COLLEZIONANO MORTE... 

All’alba di una fredda giornata d’aprile, i passeggeri del primo treno in partenza dalla stazione di Glasgow si trovano di fronte a uno spettacolo raccapricciante: il cadavere nudo e insanguinato di un giovane impiccato a un ponte. L’assassino, a bordo del convoglio, si gode compiaciuto il suo capolavoro. Per risolvere il caso, l’ispettrice Rachel Narey e il suo compagno, il giornalista Tony Winter, si concentrano sui vestiti della vittima. Perché sono stati lasciati in bella vista sotto al corpo? E dov’è finita la sua biancheria intima? I due indagano su una perversa ragnatela di collezionisti di cimeli di morte, mentre uno spietato serial killer si aggira per la città. Per sconfiggere questo male, Rachel e Tony dovranno addentrarsi nell’oscurità e affrontare un immenso


 Forse quello che intendeva è che aveva letto alcune cose su persone che avevano fatto quello che faceva lui. Uccidere. Per un bel pezzo la cosa non gli era importata. Lo faceva. Gli piaceva e voelva farlo sempre di più. Questo era tutto quello che sapeva e tutto quello che gli importava. Perché gli altri lo facevano? Non gli interessava.
21 aprile 2016. Glasgow. Il corpo di un uomo nudo, impiccato a un ponte, viene visto dai passeggeri del primo treno partito dalla città scozzese. I suoi indumenti sono stati sistemati con un’accuratezza quasi maniacale, ma non sono tutti. Pochi giorni dopo, un altro uomo viene ritrovato morto con il suo corpo che galleggia su un materasso. 
Maggio 1973. Un quattordicenne, Martin Welsh, sparisce improvvisamente mentre sta tornando a casa e il suo corpo non viene mai ritrovato. Un caso mai risolto.
Tre casi apparentemente isolati. Tre omicidi che sono i protagonisti di questo thriller sbalorditivo. Chi ha voluto che tutto il mondo vedesse ciò che aveva fatto alle sue vittime? Che fine ha fatto davvero il giovane Martin?
Sono questi due interrogativi che accompagnano l’ispettrice Rachel Narey e il giornalista Tony Winter. I due intraprendono le loro ricerche indipendentemente l’uno dall’altro. La prima, costretta a letto per la gravidanza a rischio, inizia le sue indagini attraverso un computer ma arriva a scovare elementi interessanti tra cui la scoperta di un mercato davvero molto macabro, da far rabbrividire chiunque sano di mente. Il secondo, sempre sul posto di un omicidio, indaga andando a parlare con i diretti interessati, con i possibili sospettati. Ma è quando uniranno le forze che arriveranno a risolvere davvero i vari casi. 
Gli angoli di ogni capo combaciavano perfettamente tra di loro. Una precisione ossessiva. Come se quei vestiti fossero appena usciti dalla miglior lavanderia della città, solo che erano schizzati del sangue colato dal corpo che penzolava di sopra. 
Il mercante di morte è un thriller che riesce a creare la giusta atmosfera di ansia attorno al lettore. Si è così catturati dalla lettura e così presi da quanto descritto che si arriva a sobbalzare per ogni minimo rumore. I capitoli brevi scandiscono bene il ritmo serrato: la tensione è sempre alta, non ci sono mai cali nel corso della narrazione e non sai mai cosa potrebbe succedere perché l’autore riesce a stupirti capitolo dopo capitolo. Craig Robertson è riuscito a creare non una storia, ma più storie geniali. E noi veniamo a conoscenza subito di chi sia l’assassino, ce lo troviamo di fronte su quel primo treno partito da Glasgow. Ma lo conosciamo pian piano. Perché uccide? Cosa prova quando lo fa? Tutte domande a cui il lettore trova risposta leggendo. Perché l’autore riesce a esplorare in modo impeccabile la mente dell’assassino, ci fa conoscere tutti i suoi pensieri, le sue manie, i suoi desideri. 

Altro personaggio ben caratterizzato è senza dubbio Rachel. Donna dal carattere forte, abituata a comandare e a non obbedire agli ordini dati. Le risulta difficile dover stare a riposo forzato, ma la sua testardaggine la porta a fare ricerche che non dovrebbe fare su internet che le aprirà un modo sul mondo degli omicidi e della morte. Aiuterà non solo a salvare lei stessa dal rischio di diventare matta, ma anche gli altri a risolvere i casi.  
I più equilibrati, e lei apparteneva a questa categoria, imparavano a creare degli scompartimenti. Lei immaginava di avere una serie di cassetti nella propria mente. Quando era al lavoro erano aperti; questo le permetteva di occuparsi di qualunque cosa in modo professionale e coscienzioso. Dopodiché li chiudeva. Ovviamente era molto più facile a dirsi che a farsi, a volte dei cassetti si aprivano nel mezzo della notte generando il caos. 
Tony è un personaggio che ho trovato più in ombra rispetto a Rachel, sempre in posizione primaria nel corso della storia ma meno incisivo rispetto alla compagna.
E poi ci sono I Quattro. Quattro collezionisti seriali di cimeli di morti, quattro persone che fanno di tutto per avere il pezzo migliore sul mercato. 
Era così che si chiamavano, così che erano conosciuti da chi ne sapeva qualcosa. Niente di drammatico, niente di accattivante e niente di spaventoso. Solo pratico, descrittivo e anonimo. Metteva bene in chiaro che il numero dei partecipanti era fisso. Nessuno se ne sarebbe andato e nessuno sarebbe stato invitato a unirsi. I Quattro. Erano i migliori in quello che facevano. I più seri nel campo, una spanna sopra gli amatori, gli entusiasti avrebbero rischiato di più, voluto di più e ottenuto di più.
C’è poco spazio all’immaginazione durante la lettura perché ogni scena è descritta in modo così preciso da non poter far altro che rabbrividire per quanto sembra reale.
E il finale… pazzesco. Non si resta delusi, anzi.

È sicuramente uno dei thriller che più mi ha preso tra quelli letti ultimamente ed è in lizza per essere una delle letture migliori del 2018. 
Non potete non leggere Il mercante di morte se cercate un thriller degno di nota. 
Aveva commesso il primo omicidio all’età di diciassette anni. Aveva ucciso un bambino di nome Brian Horsburgh, un bambino che lo importunava da mesi, lo prendeva in giro, lo stuzzicava in un modo che a Nathan non piaceva affatto. Lo chiamava strano. Lo strambo. Il mongolo. Lo prendeva in giro davanti a tutti. Nathan lo odiava. Lo odiava profondamente. Un giorno Brian Horsburgh era finito sotto un treno. 

Nessun commento:

Posta un commento