Recensione: Molto rumore per nulla | Un lettore a teatro - Un lettore è un gran sognatore | Blog di letteratura, storia, cultura, teatro

sabato 7 luglio 2018

Recensione: Molto rumore per nulla | Un lettore a teatro

MOLTO RUMORE PER NULLA

regia di Loredana Scaramella
traduzione e adattamento di Loredana Scaramella e Mauro Santopietro
 Prodotto da Politeama Srl



Inizia alla grande la stagione estiva del Globe Theatre, con la commedia Molto rumore per nulla in scena fino al 15 luglio 2018.

In questo adattamento curato da Loredana Scaramella, la commedia shakespeariana è ambientata non a Messina, ma nel sud della Puglia, nel Salento. Il principe Pedro d’Aragona (Federico Ceci) giunge a casa di un suo amico, Leonato (Maurizio Marchetti). Qui Claudio (Fausto Cabra) si innamora della figlia del padrone di casa, Ero (Mimosa Campironi) e i due decidono di sposarsi, ma non sanno che Don Juan (Matteo Milani) sta tramando alle loro spalle per impedire il matrimonio.
Conosciamo anche Benedetto (Mauro Santopietro), al seguito del principe, e Beatrice (Barbara Moselli), nipote di Leonato che, per nascondere i sentimenti che provano realmente, sono impegnati da tempo ormai a battibeccarsi, con battute tanto taglienti quanto brillanti che appassionano il pubblico e portano quasi in secondo piano la storia d’amore tra Ero e Claudio.

Si ride tanto, ma si riflette anche. Molto rumore per nulla… perché? Shakespeare non poteva usare un’espressione migliore: a volte si scatena un putiferio per nulla, perché l’uomo tende a dare sempre troppo ascolto alle voci che sente senza accertarsene prima. Come dimostra la storia tra Claudio e Ero, con il primo che dubita della castità della futura sposa solo per delle voci malfamate messe in giro. Irrazionalità prima, razionalità poi: tutto si gioca su questo filo sottilissimo che riconduce poi il tutto allo stato iniziale delle cose. Ebbene sì, molto rumore per nulla proprio perché si tende a dar retta al lato più istintivo che è insito in noi, salvo poi ragionare e capire la distinzione tra realtà e finzione, tra bugie e verità che all’inizio non ci sembrava così evidente.

E l’amore? Uno dei temi conduttori della commedia: viviamo due storie d’amore molto contrapposte, uno più casto e puro tra Ero e Claudio e uno più passionale e farsesco tra Benedetto e Beatrice. Dopo molte peripezie, è l’amore a trionfare e tutti i personaggi in scena festeggiano con una danza tradizionale finale, la tarantella, che coinvolge anche gli spettatori, facendo dimenticare a tutti di essere nello splendido scenario di Villa Borghese e catapultandoli nel Salento per qualche minuto.

Ben 3 ore di rappresentazione che non pesano grazie alla bravura del cast: un mix di simpatia, di freschezza, di precisione e di grande accuratezza che rendono lo spettacolo molto coinvolgente e lo fanno apprezzare anche ai più scettici. Spiccano soprattutto Barbara Moselli, bravissima ad incantare il pubblico con l’interpretazione di Beatrice, alla quale dà quell’atteggiamento poco tradizionale che la rende una donna d’altri tempi, e Mauro Santopietro, che veste perfettamente i panni di un Benedetto innamorato ma insicuro. Molto brava anche Mimosa Campironi nei panni di Ero, con quel suo modo di fare così docile e puro che fanno sì che il suo personaggio sia molto gradito. 
Una menzione non può non andare anche a Carlo Ragone che interpreta ben due ruoli, quello di Baldassare e di capo delle guardie di ronda. Con i suoi strafalcioni linguistici diverte il pubblico, ma si rende anche un elemento essenziale per sciogliere tutti gli equivoci che si sono creati.

La scenografia si presenta molto semplice e basilare, ma è un perfetto ed equilibrato gioco di luci e musiche a rendere la rappresentazione di grande qualità. 

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