Recensione: "Il gatto nero" di Edgar Allan Poe - Un lettore è un gran sognatore | Blog di letteratura, storia, cultura, teatro

mercoledì 14 aprile 2021

Recensione: "Il gatto nero" di Edgar Allan Poe



Il gatto nero
di Edgar Allan Poe
Leone Editore 
64 pagine | 7€ 

Un uomo dedito all’alcol, durante un eccesso di violenza, cava un occhio al proprio gatto Pluto e, qualche giorno dopo, lo uccide. È l’inizio di una sequenza di eventi sempre più inquietanti: un altro gatto senza un occhio, identico a Pluto tranne che per una macchia bianca sul petto, compare a spingere il narratore verso una follia senza via d’uscita. Finché il tragico epilogo non segna definitivamente la sua rovina.



Il racconto che mi accingo a riportare è estremamente folle, eppure estremamente comune. Non mi aspetto né pretendo che mi si creda. In effetti, sarei pazzo a esigerlo, in una situazione in cui i miei stessi sensi rifiutano ciò di cui sono stati testimoni. Eppure, pazzo non sono, e di sicuro sto fantasticando. 

Il gatto nero è un racconto di Edgar Allan Poe, scritto nel 1843. 

Gli avvenimenti ci vengono raccontati in prima persona dall'assassino protagonista di questa storia. L'omicida sta per morire e dunque decide di raccontare quanto è avvenuto e di provare a giustificare quanto fatto. Sa sin da subito che è difficile credergli ma, ormai condannato a morte, vuole provare ad alleggerirsi l'anima.
Fin da piccolo ha sempre nutrito un grande affetto verso gli animali e in casa propria si è sempre circondato di diverse specie di essi, come cani, gatti, pesci rossi, conigli. Tra questi, c'è un gatto nero a cui è molto legato e che lo segue ovunque, di nome Pluto.

Il vizio dell'alcool, però, lo porta pian piano a deteriorare la sua anima. Inizialmente sfoga la sua ira verso la moglie, ma poi questa sua violenza inizia a manifestarsi anche verso i suoi animali. La situazione degenera quando ad essere vittima delle sue torture è proprio il gatto tanto amato: l'uomo ormai non tollera più la presenza di Pluto e inizia così una escalation di atti ripugnanti che lo porteranno a condannarsi con le sue stesse mani. 

Seppur composto da pochissime pagine, il racconto grazie al suo stile narrativo scorrevole riesce a catturare l'attenzione del lettore, mantenendo sempre alta la tensione. 
L'animo del protagonista viene esplorata fino in fondo: appare come un uomo combattuto, un uomo che lotta tra i suoi istinti violenti e la razionalità di una persona per bene. Il filo conduttore è senz'altro la pazzia: l'uomo inizialmente appare come una persona come altre, ma la follia inizia a crescere lentamente dentro di lui, senza alcun motivo e aiutata sicuramente alcool, fino a non riuscire più ad essere nascosta. Nonostante ciò, l'uomo non si crede pazzo. Anzi, si giustifica associando tutte le colpe al gatto nero. E qui ritroviamo anche il tema della superstizione, un'antichissima credenza che associa ai gatti neri la sfortuna. 
Ma chi rappresenta davvero il male in questa storia? L'uomo che impazzisce senza motivo o il gatto nero che sembra perseguitarlo? 

Ricorrono senz'altro molti degli elementi che hanno reso Poe il maestro dell'orrore: le scene raccontate sono molto raccapriccianti e riuscirebbero a far rabbrividire chiunque. 

Un racconto che vi consiglio senz'altro di leggere se cercate una storia dai toni cupi e dalle atmosfere gotiche, con il gusto per l'orrore che predomina. E, se come me scegliete l'edizione di Leone Editore, potete arricchire la vostra lettura con il testo in lingua originale a fronte. 

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