Recensione: "Muto come un orsetto" di Helfrid P. Wetwood - Un lettore è un gran sognatore | Blog di letteratura, storia, cultura, teatro

lunedì 22 dicembre 2014

Recensione: "Muto come un orsetto" di Helfrid P. Wetwood

Il GIVEAWAY si conclude tra pochi giorni, quindi ho pensato di lasciarvi oggi la recensione di questa favola noi che è uno dei due premi!

Titolo: Muto come un orsetto
Autore: Helfrid P. Wetwood
Editore: Fratelli Frilli
Pagine: 128
Prezzo: 9,90€

Milano, via Padova, un’anziana prostituta giace assassinata nel suo letto. Il referto del medico legale recita “morte per asfissia”. In bocca e nella gola della sventurata ciocche di peli sintetici tolgono ogni dubbio circa la natura dell’arma del delitto: un peluches, un tenero orsacchiotto di cui si è persa ogni traccia. Il suo nome è Gosa e dal divano di Ginger, vecchia prostituta e sua amata padrona, è ora finito per strada, gettato via come si fa con l’arma del delitto, buttato tra le vie indifferenti di una nuova Milano da bere. Un barbone, tre spazzini, un’ex moglie, un ragazzone ritardato, un killer, un trentenne da aperitivo, uno psicologo, un meccanico, uno sbirro, un orsacchiotto che brama vendetta e poi Milano, un formicaio di peccatori che parcheggiano in doppia fila! Muto come un orsetto, una favola di mezzanotte narrata attraverso gli occhietti neri del peluches di una puttana.

Il protagonista di Muto come un orsetto è Gosa, un orsacchiotto di peluche appartenente a una prostituta, Ginger, usato per uccidere Ginger stessa. Da lì viene buttato per la strada e vivrà diverse avventure, o meglio disavventure, che dovrà affrontare con i suoi diversi nuovi padroni.
Ed ecco la particolarità di questo noir: tutta la storia è narrata attraverso la voce di questo orsetto di pezza. Vivrà diverse situazioni e con padroni completamente diversi tra di loro: da alcuni spazzini a un ragazzo problematico, da un assassino a una donna, Carla. Pagina dopo pagina si entra in sintonia con Gosa, capiamo i suoi pensieri e, a volte, ci si trova anche d'accordo con lui. Assiste a diversi episodi di abusi, omicidi e morti. Tutto ciò non fa altro che confermargli la brutalità umana e il degrado verso cui sta andando incontro il mondo.

Sono dolcissimi i momenti in cui ricorda Ginger e si capisce quanto ci tenesse a lei; avrebbe voluto avvertirla di mandar via quel cliente che poi ha deciso di ucciderla. Ma, purtroppo, l'orsetto non può parlare e più di una volta esprime questa sua perplessità.
Il linguaggio è forte e volgare, non bada a mezzi termini; attraverso gli occhi di Gosa vediamo il lato oscuro di Milan, definita dall'orsetto attentato di cemento. Da questa storia non emerge una città bella e pulita, ma una città soffocata dallo smog, dove non ci sono più sogni ma incubi. 
Ogni capitolo inizia e finisce con una frase tratta dal diario di Ginger, e Gosa ogni tanto ce ne riporta qualcuna. Sono frasi sia ironiche sia riflessive, che portano il lettore a riflettere su diversi aspetti: la vita, l'amore, la solitudine.
"Gli sposini sulla torta hanno già divorziato" 
"Per legittima difesa ho annegato il mio cuore"

Muto come un orsetto non è solo una storia di morte e omicidi, ma anche una favola con un lieto fine. Il finale, infatti, stupisce il lettore e si chiude l'ultima pagina con un po' di rammarico dovendo dire addio alla storia di questo orsetto a cui alla fin fine ci si è affezionati.

VOTO



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