Recensione: "Il valore delle piccole cose" di Marco Vozzolo - Un lettore è un gran sognatore | Blog di letteratura, storia, cultura, teatro

mercoledì 4 ottobre 2017

Recensione: "Il valore delle piccole cose" di Marco Vozzolo


Titolo: Il valore delle piccole cose
Autore: Marco Vozzolo
Collana: Sàtura
Pagine: 364
Prezzo: 18,90

Le piccole mani premute sulle orecchie per attutire il fragore dei bombardamenti. Corte nuvole di vapore cadenzavano i respiri corti dei bambini spaventati, vestiti con quello che si era potuto raccattare prima della fuga. Il boato delle abitazioni che deflagravano centrate dalle cannonate e il sibilo dei proiettili che tracciavano il cielo, mettevano a dura prova gli animi di chi era arrivato vivo fino a quella notte rischiarata dai bagliori rossastri della guerra. Tutti si fermarono quando la mano di Gaetano fece segno di non muoversi. Era con un occhio oltre lo spigolo e riusciva a vedere un plotone di Panzergrenadier che scendeva correndo lungo le scale di San Giovanni. Le voci rauche e concitate trasmettevano l’inquietudine di finire ammazzati. Soldati tedeschi e castelfortesi in quel momento erano paradossalmente affratellati dalla paura.


«Quanti tentativi vani ha fatto la morte con noi?» Un sorriso irriverente deviò le rughe sul suo volto. […] «Quante ne abbiamo passate insieme, eh?» La mano di Maccio batté due volte la spalla dell’amico. «Si vede che non era ancora la nostra ora. Lo sa Dio quando si spegnerà la nostra candela.» «I tedeschi la pensavano diversamente.» L’istante di silenzio che seguì quell’allusione stava a significare che l’argomento era toccante, fin dentro l’animo di entrambi. Ancora vivi quei ricordi di settanta anni prima.
Dopo La corona del re longobardo, Marco Vozzolo torna a sorprendere i suoi lettori con un’altra appassionante storia, di taglio totalmente diverso rispetto al primo romanzo.

Lorenzo sembra avere una vita perfetta: ha un lavoro, una moglie e una figlia che adora. Se non fosse che la moglie Carlotta preme affinché lui chieda il trasferimento a Prestolle. Quando ciò avviene, la vita di Lorenzo precipita improvvisamente: l’ambiente lavorativo si rivela essere insopportabile, scopre il tradimento di Carlotta e poco dopo riceve una telefonata in cui viene avvisato della morte del padre, Maccio, che aveva trascurato anche fin troppo. Quando Lorenzo sembra aver toccato il fondo, ecco che pian piano inizia a risalire e a ridare un senso alla sua vita: si ristabilisce a Castelforte tra i sensi di colpa e gli sguardi diffidenti di Antonio, migliore amico del padre. Superata la diffidenza, tra i due si instaura un legame che consente di tener vivo il ricordo di Maccio attraverso i racconti di Antonio su ciò che i due hanno dovuto sopportare durante gli anni della guerra.
L’attenzione era massima. Quello che era stato un invito inatteso si stava trasformando in un impagabile racconto sull’infanzia di suo padre, raccontata però dal più prezioso dei testimoni: il migliore amico. L’amico da cui non si separò mai fino alla fine. 
Nel corso della narrazione conosciamo Lorenzo e Antonio, i due protagonisti. La storia si districa attraverso le vicissitudini di Lorenzo e i ricordi di Antonio. Due uomini appartenenti a due generazioni diversi ma che emergono per la loro forza d’animo. Facciamo la conoscenza anche di Carlotta, personaggio così tanto subdolo e superficiale che stona affianco a Lorenzo e che attira su di sé molte antipatie.
Tra i soldati tedeschi, ne spiccano due. Il soldato Hans, un giovane di ventitré anni, ricordato da Antonio per la sua generosità: infatti, non appena poteva gli forniva cibo e sale. Un padre che soffriva la lontananza dalla figlia e dalla moglie, costretto ad arruolarsi, molto diverso dal sergente Sturmann, la cui presenza faceva intimorire tutti perché era pronto a sparare a chiunque anche se un vero motivo.  

Un misto tra realtà e fantasia, ecco come si presenta il romanzo. Marco Vozzolo ha dato vita a personaggi così ben caratterizzati da sembrare reali, rifacendosi a persone realmente esistite, e ha ben ridefinito quanto accaduto davvero in quegli anni attingendo dalle informazioni ricavate dalle lunghe ricerche effettuate. Lo stesso autore, in una nota finale, ammette le difficoltà che ha incontrato nel corso della stesura di questo romanzo. Perché non è così facile raccontare storie di disperazione e terrore, di vite spezzate. Ed è proprio qui che risiede la particolarità dell’autore: Marco si addentra in questi anni bui e tristi con gran delicatezza, quasi in punta di piedi. Ma lo fa in modo magistrale, riportando alla luce ricordi che non devono essere dimenticati. È difficile riuscire a credere quanto possa essere malvagio l’animo umano e quanto cittadini innocenti, come quelli di Castelforte, abbiano dovuto subire atrocità senza avere colpe. 

Più volte sono stata sul punto di piangere: pensare che un momento di festa era così fugace da diventare presto teatro di morte mi ha fatto stringere il cuore. Non essere al sicuro in nessun posto, dover scappare di continuo dalla ferocia tedesca… Tutto questo mi ha portato a riflettere molto e a valutare meglio il valore di ogni singola cosa, di ogni singolo attimo. 

I suoi piccoli occhi guardavano quella disperazione che pareva non dare alternativa tra il venire dilaniato dai proiettili o il perire per fame. Sembrava che il mondo sarebbe finito in quel momento, che neppure un sasso sarebbe potuto scampare a quella terribile battaglia.  
Il valore delle piccole cose è un libro DA LEGGERE. Senza se e senza ma. Con uno stile quasi poetico ma semplice, l’autore regala al lettore un libro che lascia il segno, che scava nel profondo dell'animo.  


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