Recensione: "Le righe nere della vendetta" di Tiziana Silvestrin - Un lettore è un gran sognatore | Blog di letteratura, storia, cultura, teatro

martedì 13 settembre 2016

Recensione: "Le righe nere della vendetta" di Tiziana Silvestrin

Titolo: Le righe nere della vendetta
Autore: Tiziana Silvestrin
Editore: Scrittura&scritture
Genere: Giallo storico
Pagine: 296
Prezzo: 14,50€

Mantova 1585. Alla corte dei Gonzaga una torrida estate porta con sé aria di morte e di oscure superstizioni. Biagio dell'Orso, affascinante capitano di giustizia, viene svegliato a notte fonda: l'architetto Vannocci è stato assassinato nel suo studio; sul pavimento, in mezzo ai colori, il disegno di una pianta rigata col nero. Intanto, in città si aggirano le cappe nere dei domenicani: l'inquisitore Giulio Doffi sta aspettando il momento opportuno per condannare senza processo una giovane strega. Biagio dell'Orso, sebbene molto stimato a corte, non è ben visto dalla Santa Inquisizione. Non ama le prepotenze né i compromessi, ma la sua irruenza viene tenuta costantemente a freno da Marcello Donati, prudente consigliere ducale. La morte dell'architetto fa riaffiorare il passato del famoso pittore di corte Giulio Romano, portando il capitano ad indagare anche nella Firenze medicea e nella Venezia della sua amata Rosa. Cercare di salvare un'innocente dal rogo, invece, lo costringerà a scomode scelte. 

Il corpo del prefetto delle fabbriche, piegato su se stesso in posizione fetale, sembrava appoggiato sulla tavolozza di un pittore, il pavimento era cosparso di grandi macchie gialle, azzurre, marroni e verdi, intorno, aperti o rotti, i vasetti e le scatole dei vari pigmenti. Il viso era cianotico, la bocca coperta di saliva, le mani chiuse a pugno contro il petto. 
Torna Biagio dell'Orso, capitano di giustizia alla corte dei Gonzaga, con un altro caso da risolvere.

La morte di Oreste Vannucci, prefetto delle fabbriche dei Gonzaga, apparentemente sembra una morte naturale; Biagio dell'Orso, però, ben presto scopre che in realtà è stato avvelenato. Inizia così un'indagine segreta e ferrata che porterà il nostro capitano a scoprire intrighi risalenti a anni e anni prima e che coinvolge molte più persone di quanto Biagio pensasse. Chi ha ucciso Oreste? E perché? Le ricerche di Biagio proseguono senza sosta, ma c'è qualcuno che vuole far in modo che non vadano troppo avanti e il nostro caro capitano si troverà più volte davanti degli ostacoli che, però, riuscirà a superare.
Oltre alla storia principale ne troviamo un'altra secondaria, quella che vede Lucilla, nipote di Hyppolito Geniforti, e l'inquisitore Giulio Doffi: la giovane viene accusata di stregoneria, ma Giulio si sbaglia. Accecato dalla sua sete di potere e dalla convinzione di conoscere la verità, si ostina a voler condannare la ragazza, ma sarà proprio Biagio dell'Orso a intervenire, seppur con metodi non leciti, e a far sì che prevalga la vera giustizia.



Tiziana Silvestrin con questo nuovo caso ci riporta tra le vie di Mantova a svelare un altro mistero che ha la sua origine molti anni prima. Ancora una volta emerge tutta la sua passione per la storia dei Gonzaga, con precise indicazioni storiche: infatti sono molti i riferimenti storici del tempo che sono un vero piacere da leggere per chi è appassionato del genere. Non mancano le splendide descrizioni della Mantova del 500 che ci permettono di tornare indietro nel tempo e di camminare con la mente proprio tra quelle strade descritte.

I personaggi sono sempre ben delineati. Biagio dell'Orso si dimostra nuovamente un uomo ammirevole e dotato di grande intuito. E sarà proprio questo suo intuito a dare una svolta alle indagini, che non si sarebbero forse mai avviate se al posto suo ci fosse stato un altro capitano di giustizia meno intraprendente. 
«Il duca mi ha chiesto cosa vai a fare all'archivio.»
«Il duca Guglielmo?»«Sì, gli hanno riferito che stai leggendo i documenti scritti sotto il governo di suo padre Federico II. Ovviamente non ho detto che speri di trovare qualche inidizio che ti conduca all'assassino del Vannocci. »

Faremo anche la conoscenza di altri personaggi, come Giulio Romano, pittore e architetto che ha lavorato al servizio di Federico Gonzaga, altro personaggio ben caratterizzato. Il Gonzaga appare come un uomo senza scrupoli, disposto a tutto pur di ottenere ciò che vuole.

Anche qui ritroviamo l'alternanza tra presente e passato, un espediente che l'autrice usa per rendere più chiara la storia: inizialmente ci sembrerà quasi che la narrazione del passato non c'entri nulla, ma ecco che tutto ritorna magistralmente, perché i pezzi mancanti del puzzle vanno ricercati indietro nel tempo.



Se nel primo libro sembrava mancare quella sfumatura gialla, Le righe nere della vendetta ha tutti i requisiti per essere considerato un giallo ad hoc. Non mancano colpi di scena e momenti in cui terrete il fiato sospeso.

Se cercate una lettura per immergervi in ambientazioni passate, non perdetevelo! 

VOTO 
e mezzo

Questo libro rientra nella categoria "Books&History

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