Buongiorno lettori sognatori!
Qua non sembra per niente estate, ormai non so neanche più cosa sia questa strana stagione T___T
Coomunque ecco per voi una bella anteprima!
Titolo: Fino alla fine della rete
Autore: R.V. Beta
Pagine: 255
Prezzo: 2,68€ (formato ebook)
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Yuuki è una ragazza scappata di casa per vivere sulla propria pelle un’irrefrenabile curiosità per la vita e la tecnologia.
La
sua ultima impresa di pirateria informatica l’ha riportata bruscamente
dal mondo virtuale a quello reale, e ora è un obiettivo.
Daisuke è dotato di una fervida immaginazione, con la quale sconfigge le noiose giornate da impiegato di una multinazionale.
Qualcosa di speciale unisce Yuuki e Daisuke nella fuga che affronteranno insieme, o almeno così è come la vede lui.
L’inizio
di una nuova vita per entrambi è una seconda occasione, la possibilità
di lasciarsi tutto alle spalle, se troveranno la forza per sfidare gli
incubi che li circondano.
Il debutto di R.V. Beta è il diario di
viaggio di un gruppo di personaggi che dovranno presto imparare a non
darsi mai per vinti, perché la realtà non è mai una sola...
Esistenze per nulla ordinarie e nessuno di cui potersi fidare fino in fondo: un invito a cambiare prospettiva.
ESTRATTO
Quando Maggie mise di nuovo piede nel suo appartamento, dopo tre
settimane di vacanza in Messico, si pentì di non aver prolungato la
villeggiatura. Rivide il corridoio, il vaso di fiori di plastica sul
mobile basso con il cassetto che non si chiudeva bene, lo specchio con i
bigliettini incollati sopra con le commissioni ancora da fare.
Quello scorcio di casa la riportò alla realtà molto più di quanto lo
avesse fatto la vista dell’aeroporto, delle strade cittadine che
scorrevano dietro i vetri sporchi del taxi, dei soliti bambini che
giocavano a basket di fronte al suo portone di ingresso.
La vacanza era stata una piacevole pausa, agognata da troppo tempo, in una vita di continuo stress.
Lanciò
le chiavi nel piattino di peltro sul mobile dell’ingresso, appoggiò
all’appendiabiti il sombrero di paglia, raggiunse la camera da letto e
abbandonò lo zaino a terra: più tardi avrebbe messo a lavare i vestiti
che c’erano dentro. Si spogliò, rimanendo in reggiseno e mutandine, un
completo a righe rosse e bianche di Hello Kitty, pronta per andare a
farsi una doccia. Passò davanti alla cucina e si fermò a osservare i due
oggetti che aveva appositamente lasciato in bella mostra sul tavolo per
quando sarebbe tornata.
Si trattava di un portatile Dell di
colore bianco lucido, con il marchio in caratteri argentati, e di un
vibratore rosa in gomma vinilica dal design a spirale, che svettava in
verticale come un’antenna. Rappresentavano le due dipendenze dalle quali
si illudeva di uscire.
Della seconda non aveva in effetti sentito
la mancanza. Il sesso non le era certo mancato in quella soleggiata
cittadina dove la noia e l’alcool semplificavano molto i rapporti
sociali. Inoltre, là non aveva tensioni da sfogare, né ansia dovuta al
superlavoro, alla mancanza di un compagno, o al fatto di essere uno dei
capi dei Pathology. Quasi con vergogna, afferrò lo stimolatore e lo
buttò nel primo cassetto a disposizione, quello delle posate, incurante
della carica batterica celata nelle porosità della superficie gommosa.
Era di nuovo da sola in casa, ma si sentiva appagata e convinta che, con
le abituali uscite notturne e la doverosa overdose di Martini, qualche
disperato sarebbe facilmente riuscita a portarselo nel letto.
Al
contrario, l’astinenza da computer in quelle tre settimane si era fatta
decisamente sentire. Quando i corrieri consegnavano il software rubato,
impacchettato per la distribuzione in reti clandestine, poteva capitare
che un gruppo rivale fosse pronto per la medesima operazione e, in
questi casi, si trattava di vincere la corsa e trasferire per primi i
dati. Il gruppo arrivato secondo sarebbe stato goliardicamente
sbeffeggiato per i mesi successivi. Quando i Pathology vincevano queste
sfide, Maggie scattava in piedi euforica davanti al suo portatile,
provando un vago senso di vertigine.
Durante la vacanza aveva
avuto modo di scoprire che la sua dipendenza era in un certo senso anche
fisica: c’erano state sere in cui sentiva la mancanza della tastiera
sotto i polpastrelli. In cerca di quella sensazione tattile, sfiorò
delicatamente il pannello superiore del portatile, indecisa se farsi
prima la doccia o aprirlo subito per leggere gli aggiornamenti. Scelse
d’istinto la seconda opzione, ben sapendo che scorrere le decine di
messaggi di posta elettronica, i log dei canali di chat e le ultime
novità della scena le avrebbe portato via qualche ora.
Si mise a
sedere, assicurandosi che la webcam incastonata nella plastica non fosse
attiva e non stesse riprendendo la sua tenuta da reginetta del porno
amatoriale, e mise a fuoco lo schermo. Stava usando un modello da poco
uscito sul mercato, con installata l’ultima versione del sistema
operativo. Il primo era un regalo di un vecchio amico, mentre il secondo
era stato sprotetto per farci girare i suoi software non ufficiali. Non
lo faceva per tirchieria, ma perché godeva nel possedere gratuitamente
quello che le multinazionali facevano pagare profumatamente ai comuni
consumatori.
Nell’angolo in basso a destra della barra delle
applicazioni, un fumetto giallo sbiadito iniziò a lampeggiare,
catturando la sua attenzione. Ci mise un po’ a far mente locale per
ricordarsi chi fosse quel Seven che le aveva appena scritto un’unica,
eloquente parola: «Problemi.»
«Non qui.». Si trovava, con un
nickname diverso dal solito, in una chat di supporter di hockey su
ghiaccio, dove la sicurezza della conversazione non era garantita. La
maggior parte del
Fino alla fine della rete – fine.rete@live.it – http://www.rv-beta.com/ Pagina
tempo stava collegata lì, godendosi l’anonimato.
Aprì
un sito di ricette di cucina tailandese, apparentemente innocuo, e si
soffermò, come sempre, a fissare gli ideogrammi, affascinata dalla loro
bellezza. Nella pagina principale campeggiava la foto di un piatto di
som tum. In un campo dove gli utenti immettevano il proprio indirizzo di
posta elettronica per ricevere gli aggiornamenti mensili, digitò una
lunga stringa alfanumerica ed eseguì l’accesso al lato nascosto del
sito. Vide che Daisuke era già collegato, in attesa. Fece un doppio clic
sul nome Seven e aprì una finestra di conversazione. «Dimmi.»
«Yuuki sta male e se la portiamo in ospedale... insomma, non so neanche se sia ricercata o meno.»
«Si trova lì con te? Sta tanto male?»
«Sì.»
«E qual è la tua idea?»
«Ha fatto il nome di Walter, e, conoscendolo, potrebbe avere l’attrezzatura necessaria per intervenire.»
«Se rischia la vita, devi metterla nelle mani di un medico.»
«Lei non lo vorrebbe, lo sai. Dimmi dove si è trasferito Walter.»
Maggie
non si fidava di Daisuke, ma aveva poche alternative. Dovette pensare, e
rispondere, in fretta. «Lungo la Maple troverai un campo da atletica.
Di fronte, una grande officina dalle pareti di lamiera marrone. Prendi
la rampa che ti porterà sul tetto.» «Andiamo lì.»
Lei
attese che
il suo contatto si scollegasse e lasciò qualche messaggio istantaneo nel
canale dei Pathology prima di fare altrettanto. Si diresse quindi verso
la doccia, a sciacquare via sudore e senso di colpa. L'idea che la sua
migliore amica fosse in difficoltà la metteva in crisi. Per sollevare il
morale, provò a immaginarsi l’espressione di Daisuke, quando questi si
sarebbe accorto della piccola trappola organizzata sulla sua strada.
lunedì 28 luglio 2014
Anteprima: "Fino alla fine della rete" di R.V. Beta
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Chi sono?
Nata nel 1993, vivo a Roma. Laureata in Editoria e Scrittura, sono anche giornalista e pubblicista da maggio 2014. Ho una gran passione non solo per i libri, ma anche per il teatro e per la cucina.
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