BlogTour "Far West" di Sonia Morganti [Prima Tappa] - Presentazione + Estratti - Un lettore è un gran sognatore | Blog di letteratura, storia, cultura, teatro

giovedì 19 ottobre 2017

BlogTour "Far West" di Sonia Morganti [Prima Tappa] - Presentazione + Estratti


Esce oggi per Leone Editore Far West di Sonia Morganti e, per l’occasione, ecco un blogtour dedicato al secondo romanzo di questa autrice che adoro.  

Seguite tutte le tappe, i contenuti non vi deluderanno!

Titolo: Far west
Autore: Sonia Morganti
Editore: Leone
Collana: Sàtura
Pagine: 296
Prezzo: 12,90€

UN MONDO DISTRUTTO  DALLA CRISI ENERGETICA 

 UN NUOVO FAR WEST  DOVE VALE SOLO  LA LEGGE DEL PIÙ FORTE

2060. Dennis, un nativo americano che ha lasciato la riserva per studiare in una delle più prestigiose università del paese, sta per laurearsi in ingegneria. Ma mentre si trova alla festa di laurea del suo migliore amico Frederick, viene sorpreso da una notizia sconcertante: si è esaurito il petrolio a livello mondiale, e nessuno dei paesi civilizzati è preparato a fronteggiare l’emergenza. Dennis, prevedendo lo scatenarsi del panico, decide di tornare dalla sua famiglia nella riserva, per affrontare così le conseguenze della crisi energetica, che rendono presto le città sempre più invivibili. Maniaci assetati di potere, intrighi politici e separatisti pronti a tutto sono solo alcuni dei pericoli di questo nuovo mondo, un far west in cui la legge del più forte sembra poter soffocare persino quella, eterna, dell’amore.
Sonia Morganti è nata a Latina nel 1978 e vive a Roma. Laureata nel 2001 in Giurisprudenza, da allora ha praticato un’infinità di lavori. Ama la natura, i lunghi trekking in luoghi incontaminati, la storia e la lettura. Nel tempo libero cura un sito di viaggi e uno sull’antica Roma. Con Leone Editore ha pubblicato Calpurnia. L'ombra di Cesare (2015) e Far West (2017).

ESTRATTI

Quella sera il tramonto era particolarmente intenso: il fuoco del sole morente invadeva il cielo sotto gli occhi acuti di un condor che, apparentemente immobile, fluttuava senza fatica tra le colonne oscure delle mesa. Un uomo solo, presenza incidentale in quell’armonia, fissava l’orizzonte stringendo gli occhi, accecato dalla luce e perso nei propri pensieri. Presto sarebbe scesa la notte e lui sarebbe rimasto lì a meditare. Accese un piccolo falò e si avvolse in una coperta decorata da antichi simboli del suo popolo. Sistemò un pentolino sulle pietre vicine alla fiamma per tenere in caldo la bevanda che, insieme al fuoco, sarebbe stata il suo unico conforto fino all’alba. Il vento del deserto risaliva, portato dal respiro calmo della notte imminente. L’uomo si avvicinò al crinale per cogliere l’istante in cui l’ultimo bagliore del sole si arrende all’oscurità.

Il tema della festa di laurea era l’epoca del rockabilly e Dennis avrebbe voluto maledire Frederick per l’idea bizzarra. Quando gli aveva chiesto come gli fosse venuto in mente, Frederick aveva raccontato di aver visto, in una scatola sul camino dello chalet di famiglia ad Aspen, delle vecchie fotografie bidimensionali, stampate in bianco e nero, che raffiguravano i suoi bisnonni. Ne era rimasto incantato. Nello chalet era conservato anche un lettore musicale dei suoi nonni e, durante le ultime vacanze di Natale, aveva avuto la fortuna di ascoltare alcuni cd. La qualità dell’audio era dignitosa. E gli era piaciuto, confessò, immaginare suo nonno ancora adolescente perso nelle sonorità graffianti dei Guns N’ Roses. Per Dennis era affascinante sentire quei racconti dell’amico. Considerava il passato delle persone «normali» come un gomitolo da cui si srotola la linea temporale della crescita. Per lui, invece, il punto d’inizio del percorso e la destinazione erano sempre stati due mondi separati tra cui dover scegliere. Prepararsi era stato divertente. Non aveva i mezzi di Frederick ma, con l’aiuto di Internet e armeggiando con il gel, Dennis aveva acconciato i capelli come al tempo dei bisnonni e, per completare la mascherata, aveva deciso d’indossare una maglietta bianca aderente. E poi… poi si era tuffato nella festa.

Nell’altra stanza squillò il videotelefono. Le disposizioni erano chiare: quando Chang cenava, poteva essere disturbato solo per casi di estrema urgenza come attacco terroristico, guerra nucleare o affini. Per questo Amy sussultò quando sentì che il collegamento non era stato chiuso. I passi del maggiordomo si fecero sempre più vicini, gli si affiancò un membro della sicurezza. Entrarono e raggiunsero il presidente, porgendogli il proiettore. Chang alzò un sopracciglio, con aria interrogativa. Sapeva che quel gesto rimarcava i suoi tratti orientali e ne era particolarmente fiero. Seguì la comunicazione e poi si passò il tovagliolo sulle labbra con un gesto che sembrava mutuato dai lord inglesi. «È accaduto. Qualcosa è andato storto» sentenziò. «Dobbiamo partire.»


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