L’ospite di oggi è Salvo Bonfirraro, che ci parla della sua casa editrice (QUI trovate un approfondimento sulla Bonfirraro Editore) e della sua avventura nel mondo dell’editoria.
Una bellissima intervista in cui l'editore ci rende partecipe del suo lavoro e ci svela aneddoti e curiosità!
- Sono lieta di ospitare sul blog Salvo Bonfirraro, fondatore di Bonfirraro Editore, casa editrice con sede a Barrafranca, in provincia di Enna, e nata nel 1985. Come è nata l’idea di fondare questa casa editrice?
«Grazie Giovanna, siamo molto lieti di iniziare
con il tuo blog una bella e fruttuosa collaborazione.
La mia sfida è nata poco più di trent’anni fa.
Siamo agli inizi degli anni ’80 in Sicilia, terra che stava conoscendo
nuovamente una terribile depressione economica. Attorno a me tutto si stava spopolando,
molti miei amici trovavano una giusta via di fuga al Nord, che da quel momento
ha accolto tantissimi professionisti, o addirittura all’estero.
Io ho deciso di affidarmi a quello che più sapevo
fare meglio, ovvero leggere! Una passione nata da bambino grazie a mio padre,
appassionato e accanito lettore che mi ha trasmesso l’amore per i libri
(rifletto in questo momento su quanto si possa tramandare in famiglia, il vizio
del fumo, quello per il gioco… ma molto spesso anche quello per le cose belle della
vita, come la lettura!). Capii subito, come in un’illuminazione, quale fosse la
mia strada. È così che la mia più grande passione mi ha dato la possibilità di
affermarmi in un mondo difficile e sempre in divenire e mi ha permesso di
mettere su un’azienda nel bel mezzo di un deserto culturale. Da quel momento
molti autori si sono rivolti a me, considerando impenetrabili le grandi firme
dell’editoria e troppo lontani i salotti culturali di Catania e Palermo (siamo
ancora a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 in Sicilia, ti ricordo!) Mi piace
pensare che, così come è successo a me, il nostro lavoro possa essere d’aiuto
anche a qualcuno in cerca del proprio posto nel mondo».
- Quali difficoltà hai riscontrato, o riscontri tutt’ora, nell’essere un
editore indipendente considerando le molte realtà esistenti in questo
settore?
«La concorrenza è molto vasta, questo è innegabile. Il peso dei “grandi” si
fa sentire non poco: oltre ai “nomi” altisonanti che portano con sé e che sono,
giustamente, per definizione garanzia di successo, ci sono i numeri spaventosi
della loro distribuzione, che è sempre sinonimo di visibilità, contro la quale
poco si può fare. Tuttavia non è detto che non esistano anticorpi e la nostra
graduale affermazione nel mondo editoriale è proprio dovuta a costanza, impegno
e pazienza, nonché a scelte mirate e razionali che ci hanno consentito di
raggiungere importanti risultati di cui non posso che ritenermi soddisfatto.
In trent’anni, permettimi di dirlo, ne abbiamo fatta di strada! Se prima
eravamo i “perfetti sconosciuti”, adesso il nostro brand è visibile e
apprezzato a livello nazionale e, con una punta di presunzione, anche “oltre i
confini”, visto che abbiamo rapporti con colleghi di diverse nazionalità e
abbiamo già pubblicato autori stranieri ( al contrario, alcuni nostri autori
sono stati pubblicati all’estero). Ciò fa emergere che abbiamo realmente
lavorato sulla qualità, nel tentativo di rafforzare la sigla. La distribuzione
dei nostri libri è diventata capillare in tutta la penisola grazie al circuito
delle librerie Mondadori, a quello delle UBIK, con i quali abbiamo rapporti
diretti, nonché attraverso la società di distribuzione nazionale, la DB, e dei maggiori
grossisti, che ci assicurano la presenza in altri punti vendita di tutta Italia
(ci trovate da Feltrinelli, all’Ibs...), mentre sono le librerie indipendenti,
adesso, a richiedere e a interessarsi al nostro catalogo. Di questo salto di
qualità devo dare atto a mio figlio Alberto che, prendendo le redini della
gestione marketing dell’azienda, ha saputo gettare il cuore oltre l’ostacolo!
Un passo avanti che non avrei mai immaginato all’inizio e che ha
contribuito ad affermare la sigla Bonfirraro come una delle realtà editoriali
più dinamiche e in continua crescita nel panorama editoriale nazionale. Dalla
nostra parte abbiamo innanzitutto anni di esperienza e il nostro pubblico di
riferimento che, sebbene di nicchia, resiste ancora e pretende da noi
pubblicazioni sempre migliori, accurate e particolareggiate.
Di fronte alle tante e giovani sigle che si sono affacciate negli ultimi
anni con successo al mondo dell’editoria, la partita si gioca su un livello
qualitativo, che spinge tutti a migliorarsi. E anche in questo campo, stiamo
puntando in primis sulla qualità,
letteraria e narrativa: abbiamo aperto le porte a nuovi collaboratori che possano
occuparsi a tempo pieno della fase dell’editing e della costruzione scientifica
del libro, nonché di un nuovo e attraente storytelling
dell’azienda, dei suoi rapporti con i media e la sua capillare presenza sui
social. Sono tutte nuove professionalità del mondo editoriale che in precedenza
non venivano contemplate all’interno di una piccola casa editrice ma che adesso
sono indispensabili non solo per la buona riuscita del libro e della sua
promozione, ma anche nel rapporto con gli autori. Con loro la collaborazione è
imprescindibile, ed è questo, indubbiamente, il frutto del successo: soltanto
lavorando in sinergia si realizza quell’utopia di “casa” editrice a cui
aspiriamo, che sia un luogo professionale, intimo e familiare dove poter
dialogare con tutti gli attori dell’ingranaggio editoriale.
Infine, permettimi di sottolinearlo, siamo noi editori indipendenti, e
questo lo affermo forse con un pizzico di superbia, a tastare nuovi mondi e
territori inesplorati, per cercare di formare nuovi lettori, a entrare nelle
scuole per portare autori, magari sconosciuti ai più, ma che abbiano realmente
qualcosa da comunicare alle giovani generazioni. Perché in fondo, la difficoltà
più grande rimane il fatto che in Italia ci siano pochissimi lettori. È notizia
di poco tempo fa che ne abbiamo perso 751 mila e questa non è una problematica
di poco conto».
- Qual è la soddisfazione più grande che hai avuto finora?
«Rispondendo su due piedi, penso subito a quei lettori che, durante le più
importanti fiere del libro cui partecipiamo, ci riconoscono e puntualmente cercano
il nostro stand: mi sorprende il fatto che di anno in anno siano sempre più
numerosi! E questo non può che darmi soddisfazioni, significa che il meccanismo
di visibilità a cui accennavo prima funziona!
Ti cito, inoltre, se mi permetti, un episodio relativamente recente: un
giorno, appena aperta la nostra pagina Instagram, ho visto come e con quale
modalità vengono trattati e diffusi i nostri libri, la cura che riservano loro
tante persone, dai semplici lettori ai blogger più influenti, e mi son piaciuti
molti scatti condivisi proprio perché sono delle vere e proprie foto artistiche
in cui ogni abbinamento è ricercato e raffinato. Ho pensato che in un piccolo
rettangolo possano compenetrarsi e aiutarsi tutte le arti dell’umano sentire e
noi eravamo parte di essi! È così che mi son reso conto di aver creato una vera
e propria rete umana, quella sulla quale contare e con cui instaurare dei rapporti
di fiducia e di stima reciproca. Riceviamo costantemente richieste di
collaborazione da parte di giornalisti e bookblogger appassionati come te, con
cui ci rapportiamo in sinergia e di cui apprezziamo il lavoro, che la maggior
parte delle volte è dettato da un’autentica passione, e svolto in totale
libertà, senza condizionamenti di alcun genere. A loro volta, spesso ci inviano
attestazioni di stima sottolineando la serietà del nostro approccio. Da noi,
che ci ispiriamo alla libertà – inseguita quasi a livello socratico – nessuno riceverà mai una censura… è il
libro, bellezza»!
- Per chi ancora non vi conosce bene, che ne dici di presentare il vostro
catalogo?
«È inevitabile dire che da una casa editrice
libera e indipendente ci si aspetti una selezione ampia di saggi che indaghino
alla ricerca della verità, al di là dei luoghi comuni e delle logiche di
partito e di potere di qualunque forma e colore. È per questo motivo che
abbiamo pubblicato con successo Il
partito dei magistrati dell’ex fondatore del Partito dei Radicali,
l’avvocato Mauro Mellini, personalità di grande peso nel panorama
politico nazionale, che inserisce nel libro il suo sguardo inedito sulla
progressiva distorsione istituzionale della macchina della giustizia.
Seguiranno altri titoli notevoli, tra cui Gli
arrabbiati d’Italia e Il mercato dei
Marò. Ti affidiamo un’anteprima: quest’anno, in occasione dei suoi 90 anni,
abbiamo scelto di onorarlo con una nuovissima edizione de “La pornofotografa e il cardinale - storia di una pentita celebre e di un processo infame nella Roma di Pio
IX”, un racconto lucidissimo sul fenomeno falsato del “pentitismo”, di
grande attualità ancora oggi.
Un’attenzione molto particolare, infine, è
riservata alla Narrativa impegnata: nel nostro universo narrativo non
mancano storie di donne forti che combattono per la propria dignità, come Mira
di Verginità rapite, il romanzo della
scrittrice di origini albanesi Ismete Selmanaj (la prima autrice di
lingua straniera, cui si è ultimamente unito l’australiano John Dennet), alla
quale si affiancano le fervide penne dallo stile morbido e sensuale di Marcella
Tarducci Spinozzi, premiata con una menzione al premio Fiorino D’Oro, e di Cinzia
Nazzareno e Serena Ricciardulli, con le loro opere legate intimamente alla
dimensione più privata del sé.
Futura è, invece, la nuovissima collana di narrativa
che si propone di puntare su autori esordienti, puntando sulla sperimentazione
degli aspetti linguistici e formali e rinviando a un’inedita carica espressiva
di speranza, innovazione e creatività. Rispolverata giallonero, la
collana dedicata a tutte le sfumature del mystery, dove siamo pronti a
scommettere su una schiera di giallisti in ogni angolo d’Italia che possano
servirsi della propria vena letteraria per intrecciare il personale e il politico
e indagare su pezzi di storia d’Italia».
- Il vostro catalogo dà ampio spazio al genere storico. Come mai questa scelta?
«Rispondere historia
magistra vitae è troppo semplice? Allora proverò ad argomentare! È indubbio
che siamo fermamente attaccati al nostro territorio, della cui cultura
rappresentiamo uno dei baluardi indispensabili. Sin dagli inizi mi sono
ripromesso di non nascondere il forte attaccamento alla mia identità siciliana,
approfondendone tutti gli aspetti storici. Da qui, dunque, il nostro slogan La nostra storia è il futuro verso cui ci
avviamo. È seguendo questo corso che abbiamo scelto di pubblicare, ad
esempio, un piccolo gioiello dell’editoria gastronomica dal titolo molto emblematico,
I Quaderni di Archestrato Calcentero di
Marco Blanco, che ripercorre la tradizione culinaria siciliana (ma poi
esiste davvero una tradizione?)
Sempre su questa scia, ci pregiamo di avere in
catalogo romanzi, magari con un tocco anche qui al femminile, incentrati su
personaggi che hanno segnato ineluttabilmente il corso della storia. In
particolar modo mi riferisco a Il mistero
della tomba di Federico II di Daniela Scimeca, Laura Lanza, la baronessa di Carini di Pietro Trapassi e Lucrezia Borgia e Giulia Farnese - Le donne
più ammirate e desiderate del Rinascimento di K. Midleton. Spero di non
dover mai smettere di leggere e accogliere questo tipo di storie all’interno
della mia casa editrice. Abbiamo alcune novità autunnali in proposito come i
romanzi Follie di fine estate di
Samuele Cau, incentrato sull’eccidio di Marzabotto, un’inedita biografia di
Cagliostro a firma dello scrittore maltese Frans Sammut, e il bel saggio
storico “Catania Destrutta” di Ivan Nicosia, sul terremoto che rase al suolo la
Val di Noto nel 1693».
- C’è un libro, o più di uno, al quale sei particolarmente legato?
«Un editore non fa mai preferenza tra i suoi
libri, non mi chiedere questo! Dico soltanto che John Fante è tra i miei
romanzieri prediletti!»
- Come avviene la scelta e la pubblicazione di un testo?
«Permettimi di sottolineare che Bonfirraro è indipendente, sia
economicamente che idealmente: il processo di valutazione è, dunque, il più
complesso della catena, credimi! Ci sono mille dubbi e mille paure! La scelta
avviene un po’ a naso, è lui che percepisce se e dove sia possibile scommettere
e investire, ma ovviamente ci sono dei criteri imprescindibili: il libro
comunque deve in primis piacere al
nostro ristretto gruppo di lettori, che legge tutto in anteprima.
Un fattore molto importante sul quale si basa la nostra valutazione è la
personalità dell’autore. Come ti accennavo, con lui si deve creare un rapporto
umano, prima ancora che lavorativo, e in questo senso ricerchiamo doti di
disponibilità, umiltà e pazienza, ma anche tanta intraprendenza!
In maniera emblematica, affermo che il prototipo di autore perfetto è Mauro
Corona, un grande pensatore che ha scelto volontariamente la vita d’eremita tra
le montagne, ma che si dona al mondo ogni volta per il bene dei suoi romanzi, in
cui ha lasciato un po’ di sé e dei suoi messaggi pedagogici. Ecco, l’autore
ideale per noi è colui che, per un lasso di tempo, fa del suo libro il centro
del mondo, colui che agisce in maniera funzionale al libro stesso, senza
ritrosie o facili nevrosi. Colui che, di concerto con tutti gli altri elementi
della sua casa editrice, spinge in favore della sua opera e vuole abbracciare
in toto questa nostra corsa incontro al futuro».
- Cosa deve avere un manoscritto per poter essere pubblicato da voi?
«Un bell’incipit, per non addormentarci! Scherzi a
parte, siamo sempre interessati a progetti particolari, innovativi, che vadano
a indagare le pieghe/ piaghe della società e della storia; nella fattispecie,
visto l’inaspettato successo del nostro romanzo storico Lucrezia Borgia e Giulia Farnese, sarebbe perfetto e gradito
leggere di storie – soprattutto di donne, forti e coraggiose – che abbiano
segnato inevitabilmente il corso e il destino dell’umanità… vediamo se qualche
scrittore risponde al nostro appello!».
- Parliamo ora della promozione e dei social network. Quanto pensi che
questi siano importanti per far conoscere un libro ai lettori? A quali altri
mezzi ti affidi?
«In un mondo in cui tutto viene monopolizzato dalle grandi sigle – e molti giornali o riviste culturali appartengono agli stessi gruppi editoriali – è relativamente difficile ritagliarsi momenti di promozione sui media nazionali. In questo il web e i social, proprio in quanto spazi aperti, ci danno una mano non indifferente. I social – all’inizio così demonizzati – compenetrano ormai la vita di ognuno di noi, la loro diffusione è capillare e, se usati in maniera corretta, riescono a indurre l’interesse per un’opera quasi in maniera meccanica. Anche a loro è affidata, dunque, la promozione, cui si aggiungono numerosi contatti con testate giornalistiche specializzate in determinati ambiti del sapere. Infine, come accennato in precedenza, ci appoggiamo ai blog autorevoli come il tuo, guidati da personaggi appassionati e liberi, che possano toccare il cuore e arrivare a quella nicchia di lettori che intendiamo corteggiare».
«In un mondo in cui tutto viene monopolizzato dalle grandi sigle – e molti giornali o riviste culturali appartengono agli stessi gruppi editoriali – è relativamente difficile ritagliarsi momenti di promozione sui media nazionali. In questo il web e i social, proprio in quanto spazi aperti, ci danno una mano non indifferente. I social – all’inizio così demonizzati – compenetrano ormai la vita di ognuno di noi, la loro diffusione è capillare e, se usati in maniera corretta, riescono a indurre l’interesse per un’opera quasi in maniera meccanica. Anche a loro è affidata, dunque, la promozione, cui si aggiungono numerosi contatti con testate giornalistiche specializzate in determinati ambiti del sapere. Infine, come accennato in precedenza, ci appoggiamo ai blog autorevoli come il tuo, guidati da personaggi appassionati e liberi, che possano toccare il cuore e arrivare a quella nicchia di lettori che intendiamo corteggiare».
- Argomento fiere. Tra le più importanti, cito il Salone Internazionale del libro di Torino, Più libri più liberi a Roma e la neo nata Tempo di libri a Milano. Ritieni che queste fiere dell’editoria siano realmente utili? E a quale Bonfirraro Editore non manca mai?
«Per chi ha fatto dell’indipendenza una vera e
propria bandiera sulla quale erigere la propria identità imprenditoriale e
culturale, quella di Torino non può che rappresentare per noi una casa
accogliente, che dà sempre spazio e voce al pluralismo sul piano
internazionale, volgendo lo sguardo anche alla “periferia” e alle piccole
realtà editoriali senza preconcetti e pregiudizi. Aderire all’associazione
“Amici del Salone” per noi, dunque, è stato un obbligo morale! Ci dispiace che
si sia creata questa frattura all’interno dell’Aie e che, soprattutto, le due
fiere siano antagoniste. La cultura opera per integrazione e non per
sottrazione, quindi moltiplicare le occasioni di incontro con i lettori e promuovere
in giro il proprio brand non può che giovare al nostro lavoro. Auspichiamo,
dunque, che eventi di una tale portata siano spalmati lungo l’intero arco
dell’anno».
- L’intervista è finita. Grazie per essere stato qui con noi e un grande in bocca al lupo!
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