Oggi ho il grande piacere di ospitare Anita Book, che ha da poco pubblicato con la Dunwich Edizioni "Suzie Moore e il nuovo viaggio al centro della Terra"!
-Ciao Anita, benvenuta! Iniziamo con
una breve presentazione, chi è Anita nella vita di tutti i giorni?
Ciao a te
dolcissima e gentile fanciulla, grazie di cuore per avermi voluta
ospite nel tuo incantevole blog. Partiamo come sempre con una di
quelle domande che ti fanno sudare freddo. Dunque, Anita Book è una
giovane – mica tanto alla fine, però, dai, ci vuole ottimismo
nella vita – ventiseienne cronicamente affetta da una patologia
rara e letale: la libridine. Abito in un paesino sperduto della
Puglia e trascorro le mie giornate circondata dall'amore della mia
famiglia, del mio splendido fidanzato e dei miei inseparabili e
fedeli libri. La bakery americana manda in estasi le mie papille
gustative, i film pregni di sentimentalismo, invece, i miei condotti
lacrimali; mi considero una tessitrice di sogni e agogno il giorno in
cui diventeranno realtà. Qualcuno, a dire il vero, sta già
prendendo forma e questo alimenta la mia carica di positività.
Insomma sono una ragazza come tante.
-Prima di essere un'autrice, sei anche
una gran lettrice e possiedi un tuo canale youtube (L'ora del libro).
C'è qualche autore in particolare da cui prendi ispirazione?
Autrice… Essere
definita tale mi mette una certa soggezione addosso. Me ne ci vuole
ancora di strada per potermi affermare una vera scrittrice. E
comunque, di autori che hanno ispirato e che continuano a ispirare la
mia personalità letteraria ce ne sono molti, ma a tre in particolare
devo la mia gratitudine più profonda: Neil Gaiman, Stephen King e
J.K. Rowling. Sono i miei «maestri» di vita, in un certo senso.
-”Suzie Moore e il nuovo viaggio al
centro della Terra” è il tuo nuovo romanzo, uscito qualche giorno
fa, edito Dunwich Edizioni. Da dove nasce l'idea? Hai qualche
aneddoto particolare avvenuto durante la stesura da raccontarci?
Voglio essere
sincera. L'idea è nata un paio d'anni fa. All'epoca ero
rappresentata da un'agenzia letteraria a cui proposi diverse sinossi;
alla fine si optò per la fusione di due trame praticamente agli
antipodi l'una dall'altra ma che, paradossalmente, diedero alla luce
un intreccio niente male. Mi appassionai subito alla sua stesura,
sebbene incontrassi spesso momenti di panico creativo o vere e
proprie giornate di stallo. Poi i rapporti con l'agenzia sono cessati
(per volontà mia, sia chiaro) e l'opera è rimasta per un po’
chiusa in un cassetto. Riponevo grande fiducia in essa e sapevo per
certo che un giorno avrei riprovato a bussare alla porta di qualche
editore e sperare in suo interessamento. La scoperta della Dunwich è
stata una manna dal cielo! Mauro Saracino, direttore editoriale, è
una persona squisita, un professionista del mestiere. Sotto la sua
guida il romanzo è tornato a brillare, forse anche più di prima. È
come sentirsi di nuovo a casa.
-Suzie Moore si ritrova a vivere le
avventure del romanzo di Jules Verne, “Viaggio al centro della
Terra”. Come mai la scelta è ricaduta proprio su questo classico?
La personalità
di Jules Verne è piena di «zone d'ombra» e forse non tutti ne sono
a conoscenza. Per diversi anni è stato affezionato membro di una
corrente esoterica assai nota e discussa del suo tempo, la teosofia,
e si può dire che abbia consacrato tutta la sua esistenza alla
ricerca di mondi segreti, verità sepolte, arcani ed enigmi del
passato. L'eredità delle sue indagini sta proprio nelle sue opere
più celebri, letture irrinunciabili il cui valore supera l'aspetto
puramente creativo e fantastico e intacca un territorio più
«oscuro», se vogliamo, e pregno di una credibilità allettante.
Potevo forse resistere? L'ignoto esercita una forza d'attrazione
indomabile su di me.
-Quali difficoltà hai riscontrato nel
riprendere un classico di quel calibro e nell'intrecciare due mondi
così diversi?
Tantissime. A
bizzeffe. Nella ricostruzione storica dell'epoca, nella riproduzione
dei costumi, dei modi e della lingua. Avere Verne al fianco è stata
una fortuna incredibile, lo riconosco. Ha alleggerito la mole
dell'impresa. Però ammetto anche di aver trovato la sfida divertente
ed enormemente formativa.
Per una forma di
velato legame familiare. È la città natia del mio papà e ne ho
sempre ammirato il patrimonio artistico, culturale e storico. Ha
semplificato la scelta dei luoghi più idonei a quella parte di
romanzo ambientata ai giorni nostri, a quella parte dedicata proprio
alla protagonista, insomma, a Suzie.
-Parliamo ora della protagonista, Suzie
Moore. È una ragazza che deve ritrovare se stessa, che appare molto
scostante inizialmente ma che è dotata di una grande forza
interiore. Oltre alla passione per la musica, avete qualcosa in
comune o è un personaggio completamente diverso da te?
Domanda curiosa,
eh? Scherzo. A Suzie ho dato molto di me. Credo che sia un processo
di «trasfusione» naturale. Ai propri personaggi si trasmette il
«gene», ecco. Ogni autore lo fa. Tuttavia c'è anche un lato del
suo temperamento che non mi appartiene e che le ho cucito addosso in
base al bagaglio di esperienze di cui desideravo fosse depositaria,
al suo retroterra sociale e «biologico», al suo vissuto familiare.
Siamo uguali e diverse insieme. Lontane e vicine.
-Grazie al romanzo di Jules Verne,
Suzie imparerà molte cose e maturerà. I libri potrebbero essere
considerati una buona medicina, permettono di farti sognare e di
vivere infinite storie diverse. In Italia, però, la percentuale di
lettori è molto bassa. Secondo te, cosa si dovrebbe fare per far sì
che sempre più persone, e soprattutto ragazzi, si avvicinino alla
lettura?
Nel romanzo ho
voluto inserire fortemente la componente «libri» perché credo che
si debba salvaguardarne l'esistenza e l'importanza e ho pensato che
lanciare questo monito dentro le pagine di una storia potesse
funzionare in maniera più efficace, e potesse anche rappresentarmi
al meglio. Devo molto ai libri, forse tutto della persona che sono
oggi, e pertanto è mio compito dimostrare a essi la mia più
profonda riconoscenza. I ragazzi hanno perso la fiducia nella
lettura. Preferiscono rifugiarsi in altri «habitat» quando sono
presi dallo sconforto, e la maggior parte delle volte finiscono con
il sentirsi ancora più soli e incompresi. Fanno fatica a credere nel
potere della parola scritta, nella magia di una fiaba letta o
raccontata al chiaro di luna, prima di andare a dormire. Sembra
proprio che delle cose semplici e genuine se ne importino poco quanto
niente e sta qui l'impegno da parte di chi è sopravvissuto alla
«strage». E al cospetto di questa indifferenza, di questa apatia
raggelante che bisogna intervenire. In che modo? Per esempio
istituendo sempre più associazioni culturali, programmando eventi
che restituiscano al libro la sua primigenia essenza e che al
contempo diano ai giovani occasioni di integrazione sociale, scambio
e confronto. Difendendo biblioteca e librerie indipendenti. Invitando
gli insegnanti a un uso più incontrollato e spassionato dei libri a
scuola, persino a una modernizzazione dei testi proposti. Per amare
qualcosa è necessario un egual o maggiore dispendio d'amore, anche a
rischio di non ricevere nulla in cambio. Il vero problema è che la
gente non è più disposta a rischiare.
-Con Suzie Moore, inizi la tua
avventura con la Dunwich Edizioni. Ti va di parlarci di questa nuova
collaborazione?
Per me è
l'inizio di una rinascita. La svolta decisiva della mia vita, a
prescindere da guadagni e/o successo (eredità effimera di qualsiasi
mestiere). È realizzare un sogno covato con amorevole dedizione per
lungo tempo e ora finalmente pronto alla schiusa. La Dunwich Edizioni
è una casa editrice rispettabilissima e in continua espansione. Una
selezione di autori accuratissima, un lavoro di editing eccellente e
mirato non solo alla pubblicazione di un prodotto di qualità ma
soprattutto alla crescita stilistica dell'autore stesso. È bello
lavorare con loro. È stato come perdersi e poi ritrovarsi.
-Progetti futuri?
Molti. Con la
Dunwich abbiamo un bel po’ di idee in cantiere. Potrei accennarvi
per esempio alla possibilità che Suzie torni ancora o
all'eventualità che salti fuori qualcosa di steampunk. Tenete
gli occhi aperti e aspettatevi di tutto. Sto lavorando anche ad
alcune sinossi contemporanee e a un paio di storie brevi per
l'infanzia ma per il momento devo mantenere una certa segretezza.
Scrivere sempre, tutta la vita, finché ne avrò le forze. Di certo è
questo che farò.
-Ti ringrazio per essere stata qui,
buona fortuna per la tua carriera da scrittrice!
Grazie a te,
dolce Giovanna. L'onore è stato tutto mio.
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