Grandi donne tra libri e storia #2 - Un lettore è un gran sognatore | Blog di letteratura, storia, cultura, teatro

mercoledì 8 marzo 2017

Grandi donne tra libri e storia #2


Come l’anno scorso [clicca QUI per leggere il post], ripropongo anche quest’anno un post dedicato a donne, regine e principesse che nel corso della storia hanno svolto un loro ruolo.


Non posso non iniziare parlando di una donna sulla quale ho scritto la mia tesi di laurea, Giovanna d’Aragona (1502-1575), moglie di Ascanio Colonna e madre di Marcantonio, colui passato alla storia per aver vinto la famosa battaglia di Lepanto. Il suo matrimonio con Ascanio Colonna rafforza l’alleanza tra le due famiglie, ma i caratteri dei due sposi risultano presto inconciliabili e la rottura è inevitabile. È una donna che si contraddistingue non solo per il coraggio e per la dedizione alla cultura, ma anche per la bellezza: è infatti considerata la donna più bella di quegli anni. Molti suoi contemporanei elogiano la sua bellezza dedicandole testi e dipinti.


Ma per affrettarci a tessere le lodi delle donne, questa, che si trova nella rocca, Giovanna d'Aragona, sposa del comandante di cavalleria Ascanio Colonna, non supera forse, per comune riconoscimento, tutte le donne di tutte le città che sono state annoverate?[Dialogo sugli uomini e le donne illustri del nostro tempo - Paolo Giovio] 


Il più noto fra gli omaggi artistici è il dipinto realizzato da Raffaello e da Giulio Romano, che si trova conservato presso il Museo del Louvre, vicino alla Gioconda di Leonardo da Vinci. Nonostante sia un personaggio affascinante, su di lei hanno dedicato poco o niente. “Giovanna d’Aragona” di Donata Chiomenti Vassalli [Mursia] tratta questo personaggio e il contesto in cui si muove, anche se storicamente in alcuni punti non è attendibile.



Rimanendo sempre nel Cinquecento italiano spicca un’altra figura importante, Lucrezia Borgia (1480-1519). Figlia illegittima di Rodrigo Borgia, divenuto poi Papa Alessandro VI, è sempre stata al centro di pettegolezzi.

La sorella era degna compagna del fratello. Libertina per fantasia, empia per temperamento, ambiziosa per calcolo, Lucrezia bramava piaceri, adulazioni, onori, gemme, oro, stoffe fruscianti e palazzi sontuosi. Spagnola sotto i capelli biondi, cortigiana sotto la sua aria candida, aveva il viso di una madonna di Raffaello e il cuore di una Messalina.[Alexandre Dumas, I Borgia]

Viene accusata di avere addirittura un rapporto incestuoso con il padre, oltre che con il fratello. Ma, molte delle accuse che vengono mosse a lei e alla famiglia sono dettate dall’odio che le grandi famiglie di quel tempo provano verso i Borgia.
Inoltre, i Borgia sono famosi anche per il veleno che, si dice, usano per uccidere i loro nemici, la cantarella. Leggende nere a parte, di Lucrezia Borgia non può che spiccare la grande abilità politica. Il terzo marito, Alfonso d’Este, le affida l’amministrazione del ducato in sua assenza. Per quanto riguarda i due precedenti mariti, l’esito è infelice per diversi motivi. Dal primo, Giovanni Sforza, ottiene l’annullamento pochi anni dopo le nozze. Il secondo è Alfonso d’Aragona, del quale si dice che Lucrezia sia stata davvero innamorata, assassinato poi su ordine di Cesare.  
Uno dei testi che riabilita sua figura è “Lucrezia Borgia” di Maria Bellonci [Oscar Mondadori], che può essere considerato una biografia romanzata. Attraverso una ricerca storica minuziosa, viene offerto un quadro completo su questa donna dai molti misteri. Tra le altre letture che si possono trovare, vi segnalo anche “Il diario segreto di Lucrezia Borgia” di Joachim Bouflet [Newton Compton Editori]: qui Lucrezia Borgia, poco prima di morire, ripercorre in prima persona la sua vita.


Sempre in Italia, ma qualche secolo più tardi. Nel periodo del Risorgimento, una delle donne più conosciute è Virginia Oldoini (1837-1889), contessa di Castiglione. Nobildonna italiana, cugina di Camillo Benso, conte di Cavour, è nota soprattutto per la sua bellezza.
La cosa che amo di più al mondo è la mia libertà.
[Contessa di Castiglione]

Conscia delle sue potenzialità, vive una vita risoluta e senza impedimenti. Nonostante sia sposata a Francesco Verasis Asinari, conte di Costiglione d’Asti e Castiglione Tinella, si concede ad altri uomini e disprezza quel marito che è così innamorato di lei.
Quando i segni della vecchiaia iniziano a presentarsi, si stabilisce nella sua villa famigliare a La Spezia nei quali tutti gli specchi erano stati tolti proprio per non potersi più specchiare.
La vicenda più famosa legata alla sua figura è quella che riguarda il suo corteggiamento a Napoleone III: viene inviata dal cugino Cavour nel 1855 alla corte francese con il compito di perorare l’alleanza franco-piemontese. E il piano riesce perfettamente, tanto che la contessa diventa l’amante ufficiale dell’imperatore. Conserva, come una reliquia, la vestaglia di seta verde con la quale avrebbe sedotto Napoleone III. Avrebbe voluto farsi seppellire con quella, ma i suoi eredi non rispettarono le sue volontà.
In “Sherlock Holmes. La vestaglia della contessa di Castiglione” di G. P. Rossi [Castelvecchi] questa vestaglia tanto celebre è al centro delle attenzioni di Sherlock Holmes che deve svelare un nuovo caso legato alla morte di un noto sarto, Paolo Porelli, che avrebbe cucito proprio quell’indumento.


Spostandoci in Spagna, altra grande donna è Giovanna di Castiglia (1479-1555), passata alla storia come Giovanna la Pazza.
Figlia di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, viene data in sposa a 17 anni a Filippo d’Asburgo, detto Il Bello. Dalla loro unione, nasce quello che sarà uno dei sovrani più importanti della storia, Carlo V.
Donna dal carattere forte e non convenzionale, per la sua indole ribelle suscita scandali in una corte prettamente cattolica. Per questo motivo, la madre la sottopone a una rigida educazione.
Ma è stata realmente pazza o l’hanno voluta dipingere così per finalità politiche?
«Ferdinando e Filippo hanno interesse ad accreditare l'idea che Giovanna sia incapace di governare»
[Joseph Pèrez, Isabella e Ferdinando]

Come ben spiega questa citazione, la sua infermità mentale è più una farsa ideata da chi voleva sottrarle il potere. Così come a suo padre e a suo marito, anche al figlio faceva comodo dipingerla come una pazza. Viene costretta a una lunga prigionia, alla quale pone fine solo con la sua morte.
La sua follia è oggetto di ricerche da parte degli storici: Giovanna non è altro che una donna vittima di uomini che lei amava molto, ma che l’hanno sfruttata per scopi politici.
Un bel romanzo che parla di lei è “Le rose di Cordova” di Adrian Assini [Scrittura&Scritture]: la storia viene narrata da Nura, schiava moresca, che dà un ritratto di questa donna dal destino così infelice. Un affresco accurato sul clima culturale e politico.


Per concludere, vi parlo di una donna che non conoscevo sino a qualche giorno fa. Spulciando il catalogo di Leone Editore ho trovato “Più del veleno, l'anima” di Luca Filippi, incentrato sulla figura di Agnès Sorel (1422-1450, amante di Carlo VII a cui dà quattro figlie.
«Qui giace la nobile dama Agnese di Seurelle […] pietosa verso tutti e che donò con larghezza alcuni suoi beni alle chiese ed ai poveri […]»
[Iscrizione sulla tomba di Agnès Sorel a Loches]

A circa 20 anni, dopo essere divenuta damigella di compagnia di Isabella di Lorena, moglie del re di Napoli Renato d’Angiò, viene notata dal quarantenne re Carlo VII, diviene così la favorita del re e messa al servizio della regina Maria d’Angiò. Abile nel sfruttare le sue doti, riesce a influenzare il sovrano a eleggere consiglieri suoi amici e a farsi concedere alcuni feudi. Per il suo atteggiamento, viene mal tollerata oltre che dalla regina, anche dal Delfino, futuro Luigi XI. Si dice che egli l’abbia seguita con una spada in pugno per gli appartamenti reali.

Muore nel 1450 dando alla luce la quarta figlia, dopo aver raggiunto Carlo VII sulle coste della Normandia dove il sovrano è impegnato nella Guerra dei Cento Anni. Il suo decesso, però, ha fatto pensare che sia stata avvelenata. Sul mistero sulla sua morte indaga proprio il libro che vi ho citato: perché Agnès avrebbe preferito trasferirsi presso Carlo VII? 

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