La cultura nel XX e XXI secolo: dalla Terza Pagina e dalle riviste letterarie del Novecento ai blog letterari - Un lettore è un gran sognatore | Blog di letteratura, storia, cultura, teatro

venerdì 26 febbraio 2021

La cultura nel XX e XXI secolo: dalla Terza Pagina e dalle riviste letterarie del Novecento ai blog letterari


Un paio di anni fa mi sono laureata alla magistrale di Editoria e Scrittura e l'argomento della tesi era il cambiamento della critica letteraria ai tempi di internet e dei blog. 

La figura del blogger negli ultimi anni sta acquistando sempre più autorevolezza: lo scopo del mio lavoro era proprio quello di verificare come si sia evoluto il modo di far conoscere i libri. Se prima si puntava alla recensione del critico, ora questa figura risulta obsoleta e si punta molto di più a quella del blogger. 

Il web dà anche modo ad autori esordienti o sconosciuti di potersi far conoscere nel mondo dell’editoria. Infatti, sono molti gli autori auto-pubblicati o pubblicati da piccoli editori che approdano poi nel mondo delle grandi case editrici grazie al contributo dei blog che, con le loro recensioni, le loro segnalazioni, i loro estratti dei brani, consentono a un autore di farsi strada, di far sì che sia apprezzato da sempre più persone. 

Dunque, se nel corso del 900 erano le riviste letterarie ad essere considerate di tutto rispetto per quanto riguarda la critica letteraria e il panorama culturale, ad oggi è il blogger letterario ad avere più importanza. 


La Terza pagina e le riviste letterarie del Novecento

La cultura inizia a subire una profonda trasformazione già nel 900, secolo della rivoluzione dei costumi.

Cambiano le abitudini e c’è una liberazione del tempo libero che i cittadini possono dedicare ad attività di svago. Iniziano ad imporsi soprattutto nella seconda metà del secolo i beni immateriali e i mezzi di comunicazione di massa, quali la televisione, la radio, i giornali, le riviste, il cinema, ma anche sport, vacanze e shopping. Si assiste a un capovolgimento delle gerarchie culturali: con l’emergere e l’imporsi dell’industria dell’intrattenimento e del mercato editoriale, inizia a venir meno la distinzione tra cultura alta e cultura bassa, creatura del mercato culturale: dal Novecento in poi, diviene legittima la commistione tra le due culture, non ci sono più limiti entro cui si muove l’una o l’altra. La cultura diviene accessibile all’uomo comune, non più a pochi gruppi elitari, e diventa oggetto di studio. Negli Stati Uniti inizia a predominare il politically correct, il politicamente corretto, espressione che indica attenzione che si dedica alle minoranze e a tutti gli stili di vita presenti nella società

In Inghilterra tra gli anni ’50 e ’60 iniziano a emergere i cultural studies, si studia la cultura in tutte le sue forme e ogni aspetto della vita sociale. In Italia, invece, si inizia a parlare di industria culturale dopo gli anni ’60: ciò è dovuto soprattutto alla presenza di figure come Croce e Gentile, legati al passato, al disinteresse generale verso i prodotti di massa, alla ritrosia nell’accettare i nuovi media. 

Un passo fondamentale avviene il 10 dicembre 1901, quando l’intera terza pagina del Giornale d’Italia, diretto da Bergamini, viene dedicata alla prima di uno spettacolo teatrale, Francesca da Rimini di D’annunzio. Il direttore del Giornale d’Italia, ritenendo che lo spettacolo non era un evento meno importante rispetto ad altri, decide di inviare tre cronisti e un critico; da quel giorno, la terza pagina diventa uno spazio che tratta di cultura, critica letterario o novelle. Infatti, molti altri quotidiani riprendono l’idea di Bergamini.

Oltre alla Terza Pagina, il Novecento è anche il secolo delle riviste letterarie che si impongono autoritariamente non solo sulla scena culturale editoriale, ma anche su quella sociale e politica. 
Infatti, le riviste novecentesche sono luogo di scontro non solo culturale, ma anche politico: molti intellettuali iniziano ad avere un ruolo militante nella società, vogliono intervenire attivamente nella vita sociale. 
Tra queste, ricordiamo: 
- «Il Leonardo» [1903-1907] fondata da Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini, subisce l’influenza del pensiero di Nietzsche e dell’estetismo dannunziano. 
 - «La Critica» [1903-1944], fondata da Benedetto Croce e pubblicata in fascicoli bimestrali, viene edita dapprima a Napoli e dal 1907 da Laterza a Bari. Viene seguita da marzo 1945 a settembre 1951 dai «Quaderni della Critica» 
- «La Voce» [1908-1916], è una rivista di cultura e politica. Fondata da Giuseppe Prezzolini e Giovanni Papini vede nel corso della sua esistenza ben 4 direzioni: la prima fase, dal 1908 al 1911, vede la direzione dei due fondatori; nella seconda fase, dal 1911 al 1912, Papini diviene unico direttore dopo l’abbandono di Salvemini, uno dei punti di riferimenti della rivista, e la rivista si occupa esclusivamente di letteratura; con la terza fase, nel 1914, la rivista non è più settimanale ma quindicinale e ritorna alla sua idea di idealismo militante. Con la defezione definitiva di Prezzolini, si passa all’ultima fase della rivista che passa sotto la direzione di uno dei nuovi collaboratori, De Robertis, che gli dà un’impronta letteraria. 
- «L’Unità» [1911-1920], fondata da Gaetano Salvemini in seguito al suo allontanamento da «La Voce», è molto attiva dal punto di vista politico. 
- «La Ronda» [1919-1923], uscita a Roma cinque mesi dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e fondata da Vincenzo Cardarelli, Emilio Cecchi, Riccardo Bacchelli, Antonio Baldini, Lorenzo Montano, Bruno Barilli e Aurelio Emilio Saffi, definiti i sette savi o sette nemici. 
 - Le riviste di Piero Gobetti «Energie Nove» [1918-1920], «La Rivoluzione liberale» [1922-1924], «Il Baretti» [1924-1928], nelle quali politica e letteratura si intrecciavano. 
- «Solaria» [1926-1936] fondata da Alberto Carocci e pubblicata con cadenza mensile, poi bimestrale fino al 1936. Ne facevano parte anche alcuni rondisti, Baldini, Bacchelli e Cecchi che a differenza dei solariani ritenevano che gli intellettuali non dovessero partecipare all’attività politica, ma anzi creare una società letteraria che fosse al di fuori dei coinvolgimenti politici. 
- «Il Frontespizio» [1929-1940], fondata a Firenze e una delle principali riviste d’ispirazione cattolica in Italia nel periodo tra le due guerre. 
- «Il Verri» [1956- tuttora in pubblicazione], fondata da Luciano Anceschi è una rivista della neoavanguardia. Favorisce la sprovincializzazione della cultura e un’apertura verso il nuovo. 
- «Il Menabò» [1956-1967], fondata a Torino da Elio Vittorini e Italo Calvino. Come scrive Alberto Asor Rosa, diventerà l'organo più autorevole di questa tendenza a concepire il rinnovamento letterario in termini fortemente sperimentali e linguistici ma pur sempre nell'ambito di un'operazione culturale diffusa .


La critica letteraria ai tempi di internet: i blogger letterari

Tornando ai giorni nostri, invece, possiamo dire che questo è un secolo che ha visto molti cambiamenti per quanto riguarda la cultura: posta, purtroppo, spesso ai margini dei maggiori quotidiani nazionali, se non relegata in inserti a parte, e con poche riviste letterarie se non alcune di nicchia e dedicate per lo più agli esperti del settore, viene trattata ampiamente sul web, che abbonda soprattutto di blogger letterari, book blog o lit-blog, che hanno come argomento centrale i libri ma non trascurano argomenti di carattere culturale.
La rivista letteraria è ormai morta, come afferma Elisabetta Mondello in L’avventura delle riviste, che vede una loro rinascita proprio grazie al web: 

La rivista letteraria è morta, perché da tempo ha esaurito le sue funzioni tradizionali, quelle che ne hanno caratterizzato l’esistenza per oltre un secolo? Lo sostengono in tanti. Negli anni Duemila è del tutto inattuale pensare che un foglio culturale possa essere uno dei luoghi privilegiati di formazione del pensiero intellettuale, uno spazio dedicato agli esordi letterari, uno specchio della propria epoca? Anche a questa domanda, molti danno una netta risposta affermativa. Dovremmo concludere che si è trasformata in una suggestione obsoleta, fra amarcord e vintage, l’idea novecentesca che un periodico abbia un ruolo fondamentale (e non solo per i contemporanei) in quanto la sua vera destinazione è rendere noto lo spirito del suo tempo, come scriveva Walter Benjamin annunciando la creazione della rivista Angelus Novus? Una profonda crisi dei fogli culturali è innegabile: centinaia di riviste storiche sono ormai chiuse da anni, alcune delle sopravvissute (magari rinate con altri editori, con lievi modifiche della testata), hanno perso la loro centralità al punto che possono essere enumerati sulle dita di una mano i periodici realmente rilevanti nel dibattito politico-culturale nazionale. La fase negativa, che è iniziata fra la fine degli anni Ottanta e la prima parte dei Novanta, sembrava irreversibile. Ma qualcosa ha impedito l’estinzione totale del foglio culturale: se il genere è sopravvissuto e sopravvive – questa è oggi la tesi dominante – ciò è dovuto alla sua trasformazione in prodotto digitale .

Se sui giornali le recensioni di libri trovano sempre meno spazio e se la rivista cartacea risulta ormai obsoleta, è sul web che i libri trovano un loro posto, grazie a questi blogger che ne parlano abbondantemente. La critica letteraria, dunque, non viene più affidata a un cerchio di persone qualificato e selezionato, ma a un semplice appassionato che non sempre lavora nel mondo dell’editoria. 

I blog letterari possono essere paragonati ai salotti letterari dei secoli precedenti, con la differenza che non sono più riservati a un gruppo ristretto di persone, ma accessibile a chiunque voglia parlare di libri o di prodotti culturali . Nella loro semplicità, rappresentano una vetrina per molti libri, e anche per molti autori e case editrici, grazie alle recensioni e articoli di approfondimento che periodicamente vengono pubblicati. 

Così come per i blog in generale, anche per i blog letterari esiste una distinzione in amatoriale e professionale. Ci sono quelli più autorevoli, impostati come delle riviste letterarie, come per esempio Letteratitudine, Minima&Moralia, Doppiozero, La letteratura e noi

Alcuni di questi sono strutturati come delle vere e proprie riviste, con una redazione e un programma editoriale, ma senza avere una periodicità prestabilita. Talvolta il confine tra blog e rivista è difficile da delimitare, come nel caso di Minima&Moralia che si autodefinisce una rivista culturale online, ma di fatto è un blog, e non è l’unica a giocare con questa doppia definizione. 
Oltre ad avere un taglio prettamente multidisciplinare, i blog di critica letteraria si pongono come strumenti di approfondimento e di segnalazione di rassegne ed eventi culturali. Solitamente essi hanno una maggiore visibilità rispetto alle riviste online, proprio grazie allo strumento dei riferimenti incrociati e delle parole chiave che connettono spazi diversi di condivisione. 
Tra i blog impostati come riviste letterarie vale la pena visitare Doppiozero, con le sue numerose rubriche dedicate al teatro, alla musica, ai libri, attualmente diretto da Mario Belpoliti e Stefano Chiodi. La Letteratura e noi invece, è un blog diretto da Romano Luperini, conformemente allo stile delle riviste tradizionali, la pagina ospita, tra gli altri contenuti, anche estratti di testi poetici e narrativi di autori contemporanei


NOTE
① G. Zanchini, Il giornalismo culturale, Roma, Carocci, 2013, pp. 44-45. 
② A. Asor Rosa, Storia europea della letteratura italiana, vol. III, Torino, Piccola Biblioteca Einaudi, 2009, pag, 494. 
③ E. Mondello, L’avventura delle riviste. Periodici e giornali letterari del Novecento, Torino, Robin Edizioni, 2013, p. 5.
④ Zanchini, Il giornalismo culturale, op. cit., p. 135. 
⑤ B. Brunetti, M. Secchi, Lessico letterario del Novecento. Dalle avanguardie ai blog, Bari, Progedit, 2017, p. 185.

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