Teresa Filangieri. Una duchessa contro un mondo
di uomini
di Carla Marcone
Scrittura & Scritture
160 pagine | 13,50€
Teresa nacque nel 1826, nell'ultima stanza di una casa popolata dai fantasmi della scienza e della guerra. La sua infanzia, infervorata da storie di valorose gesta ed epiche battaglie, che il padre le raccontava davanti al fuoco nostalgico di un camino, esplorò mobili antichi e libri in latino. Così che al suo sangue normanno si mescolarono e saldarono le qualità scientifiche proprie del nonno Gaetano, eminente filosofo alla corte di Ferdinando, e la fierezza del soldato.
La storia è ricca di personaggi, in particolar
modo femminili, che sono ad oggi purtroppo dimenticati. Personaggi che hanno
avuto un loro piccolo ruolo nella società del loro tempo ma che la storiografia
ricorda davvero poco. E Teresa Filangieri è uno di questi. Nata a Napoli nel
1826, Teresa cresce in un’ambiente molto severo, con la nonna che ci tiene a darle
un’educazione rigida affinché possa crescere con gli standard che il suo rango
voleva. Il padre, che avrebbe desiderato un figlio maschio, la tratta come tale
e la costringe a un matrimonio fruttuoso per la sua famiglia, ma non per Teresa
che è costretta a nascondere i suoi veri sentimenti.
Dopo la morte prematura della figlia Lina, a soli
dodici anni, Teresa si perde e non trova più un motivo per vivere, finché non
capisce che il suo destino è quello di aiutare i poveri di Napoli, di dar loro
modo di curarsi durante il colera che sta colpendo durante la città. E così
Teresa, con tutte le sue forze, combatte fino a riuscire a costruire il primo
ospedale pediatrico per malattie infettive della città, intitolato alla figlia
Lina.
Per ultimo le apparve l'eterna giovinezza di Lina che le disse con voce chiara, cristallina come il mare negli occhi di un servo in livrea: «Mammina, il tuo cuore è puro».
Teresa viene ben delineata: sin da bambina,
mostra il suo carattere forte, a tratti ribelle, in una società che la vuole
sottomessa agli uomini. Il lettore entra subito in sintonia con la protagonista
della storia: quando muore la piccola Lina, il dolore che prova Teresa è così
pungente e ben descritto che è impossibile non sentire una morsa al cuore. Ma Teresa
trova il coraggio di rialzarsi e di andare avanti, capisce che è destinata ad
aiutare gli altri bambini. La sua bambina non c’è più, è vero, ma spiritualmente
aiuta molto la madre in quella che sembra all’inizio un’impresa impossibile.
Nel corso del libro è impossibile non ritrovare riflessioni sul ruolo dell’uomo e della donna. Tutto ciò porta a riflettere, perché alcuni concetti possono essere traslati anche ai giorni nostri, purtroppo: molte donne vivono costrette a sentirsi inferiori, a pagare la semplice colpa di essere nate donne. E Teresa può essere considerata quasi un simbolo per tutte quelle donne che cercano di imporre la propria voce in un mondo in cui sono gli uomini a far da padrone.
A un uomo era reso tutto più facile, dalla società, dalla morale, dalle convenzioni e convinzioni, dalle leggi, dalla religione. Un uomo poteva permettersi di andare con tutte le donne del mondo e conservare la propria onorabilità, la dignità. Di sposare una donna e amarne un'altra, che se disgraziatamente gli sfornava un figlio, nella migliore delle ipotesi, era destinato alla ruota e al marchio degli Esposito. I senatori erano uomini, In Parlamento sedevano gli uomini. I prefetti, i sindaci e i vice sindaci, i generali e i colonnelli erano uomini, solo gli uomini: gli bastava un diploma del primo biennio elementare e quaranta lire per l'imposta. Gli uomini rimpinguavano il proprio bottino con la dote della moglie. Una volta Paolina le aveva detto: «Mia cara non dimenticate che potere è maschile!». E lei le aveva risposto: «Ma capacità è femminile!».
Nessun commento:
Posta un commento